11 settembre, ecco come la mia vita è cambiata

[highlight]Un newyorkese rivive per noi i momenti terribili dell’11 settembre 2001.[/highlight]


J.B. vive nel Queens, a New York. È una persona come tante, con un lavoro comune che ogni giorno lo porta a stare in un ufficio nella zona del New World Trade Center. Lì, cioè, dove dodici anni fa ha avuto luogo una delle più grandi catastrofi della storia recente, l’attentato alle Twin Towers.

Attraverso le sue parole, J. ci spiega cosa vuole dire restare in un ambiente che continuamente riporta alla memoria attimi di incredibile terrore e sofferenza. Ci trasmette l’angoscia e la paura che hanno accompagnato quei momenti delle vita sua e di tanti altri, e ci rivela come sia stato difficile riuscire a riprendersi dallo shock.

Un racconto che fa trasparire tutta la sofferenza che ha accompagnato quegli attimi, e che ha la forza di rendere vive le scene e le immagini anche per coloro che non hanno vissuto direttamente quei momenti.

Ritorniamo, dunque, a quel fatidico 11 settembre 2001, la data che ha cambiato la storia degli Stati Uniti d’America, e non solo.

[quote]Ricordo bene cosa accadde quella mattinata così come se fosse successo ieri. Quando mi svegliai pensai che stessi per affrontare una qualsiasi giornata di lavoro. Poco dopo avvertii una strana sensazione, come dei crampi allo stomaco. Il dolore mi fece ritardare e, quando mio cugino venne a bussare alla mia porta per andare alla metropolitana insieme, gli dissi di aspettarmi perché non ero ancora pronto. Cercai in casa un rimedio per affrontare al meglio il lavoro, ma nulla da fare. Il dolore mi accompagnò per tutto il viaggio in treno. Quando arrivammo alla nostra fermata, ci accorgemmo che la strada era stranamente affollata. Ma non la folla degli altri giorni, perché si sa, New York è quasi sempre affollata, è la città che non dorme mai, ma tutte quelle persone erano concentrare su un unico obiettivo.[/quote]

Ma quel giorno era diverso, e bastò poco per capirne il perché.

[quote]Quando si spalancarono le porte del treno avvertì un odore di bruciato che mi penetrò, e subito mi voltai nella stessa direzione delle altre persone. In quel preciso istante, una delle due torri venne giù e quasi contemporaneamente mi lasciai andare anche io, completamente preso dal panico. Era la mia Torre, quella in cui io sarei dovuto essere. Mi sentivo estraneo alla realtà che mi stava circondando e la mia mente diventò nera, come il fumo che oscurava il cielo. Grida di terrore dilagarono nelle strade e mi trovai travolto dalla moltitudine di persone che fuggivano. Non ricordo bene cosa accadde dopo. Ricordo solo tanta confusione.[/quote]

Ma non è solo lo shock del momento a segnare. Anzi.

[quote]Mi ci vollero mesi per riprendermi, anni. Le urla mi svegliavano durante la notte e spesso venivo colto da attacchi di ansia. Ho pensato più volte a tutti i miei amici che sono morti e mi sono sentito in colpa per essere stato così fortunato. Poi penso alla mia vita attuale e non posso fare altro che essere grato di questa felicità. Ho una bellissima moglie, 3 bambini, due femmine e un piccolo maschietto di appena una settimana. Forse è stata mia moglie a darmi la forza di andare avanti. Eppure, quando sono nel mio ufficio e guardo fuori dalla finestra, l’occhio cade sulle due grandi vasche che sono il memoriale dei defunti e non posso fare a meno di pensare ancora a loro, ancora ai miei amici, i cui nomi sono incisi sui bordi di quelle vasche. Non so se riuscirò mai a riprendermi del tutto da quell’esperienza così terrificante, so solo che posso attingere la felicità dalle cose belle che mi circondano[/quote].

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto