Quarant’anni dalla morte di Pietro Germi

[highlight]Il 5 dicembre 1974, poco meno di un mese dalla morte di Vittorio De Sica, muore Pietro Germi, uno dei più apprezzati regista del cinema italiano.[/highlight]

Pietro Germi ha rappresentato, lungo una carriera di circa trent’anni, uno dei più bravi uomini di cultura cinematografica che il nostra Paese abbia prodotto. Ha iniziato la sua attività nel mondo del cinema come attore nel 1939, con un filmo diretto da Alessandro Blasetti “Retroscena”, collaborando anche alla sceneggiatura. Contemporaneamente studia al Centro sperimentale di Cinematografia, seguendo il corso di regia tenuto proprio da Blasetti.

Nella sua veste di attore realizza le sue più convincenti prove quando è anche dietro la macchina da presa come regista. Memorabile è la sua interpretazione di Andrea Marcocci, nello splendido “Il ferroviere”, film del 1956, nel quale è accompagnato da un bravissimo Saro Urzì,, nella parte del collega e amico Gigi Liverani. Il film, molto apprezzato, ebbe un successo di critica e di pubblico e vinse nel 1957 un Nastro d’argento per la regia, e riconoscimenti ottenne anche al Festival Internazionale di Cinema di San Sebastian: premio alla regia, come miglior film e premio alla migliore attrice Luisa della Noce, che impersona la moglie del protagonista, Sara Marcocci.

Altra bellissima interpretazione nel suo film del 1958 “L’uomo di Paglia”, presentato al Festival di Cannes, nel quale interpreta un operaio romano, Andrea Zaccardi. Anche in questo film è affiancato da Luisa Della Noce, anche qui nella parte della moglie, e da Saro Urzì. Il film fu premiato nel 1959 con il Nastro d’argento per la migliore regia e il migliore commento musicale. Il film ebbe anche una nomination alla Palma d’oro al Festival di Cannes del 1958.

Memorabile interpretazione è quella del commissario Ingravallo in “Un maledetto imbroglio”, film da lui diretto nel 1959, e tratto liberamente dal romanzo di Carlo Emilio Gadda “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana”. Con questo film, per certi versi, Germi inaugura un filone che a seguire, anni 60 e 70, portò sullo schermo diversi romanzi gialli, di autori italiani. Il film vinse due Nastri d’argento, uno per la sceneggiatura, e l’altro per la bellissima interpretazione di Claudio Gora, come attore non protagonista. Germi, nella sua qualità di regista, ha scritto pagine indimenticabili per il cinema italiano, ed è per questo che è annoverato tra i maggiori esponenti, passando, nell’arco della sua carriera, dal genere neorealistico a quello della commedia italiana.

Il suo primo grande successo, di pubblico e di critica, nella sua sola qualità di regista, è stato un film del 1949 “In nome della legge”, con Massimo Girotti nel ruolo di un giovane magistrato, Guido Schiavi. E’ uno dei primi film sulla mafia ed è ambientato in un paesino siciliano. Il film ebbe un grande successo di pubblico, fece il terzo incasso della stagione, e un buon successo doi critica, vincendo 3 Nastri d’argento.

L’anno successivo con “Il cammino della speranza” vince l’Orso d’argento al Festival di Berlino e fu presentato in concorso al Festival di Cannes. Nel 1951 vince, con “La città si difende”, a Venezia come miglior film italiano.
Dopo il periodo, già ricordato, di “Il ferroviere”, “L’uomo di paglia”, e “Un maledetto imbroglio”, Germi inaugura, per certi versi, quella che è considerata la stagione della commedia all’italiana.
E’ in questo periodo che Germi produce il suo capolavoro: “Divorzio all’italiana”. Il film, che è un ritratto efficace di quella Sicilia di quegli anni, vince un Premio Oscar come migliore soggetto e sceneggiatura originale, e una nomination per la migliore regia, e una per Marcello Mastroianni, quale migliore attore. È il 1961, e dopo tre anni Germi firma la regia di “Sedotta e abbandonata”. Il film che mette in risalto le bellissime interpretazioni di Saro Urzì e Stefania Sandrelli, ebbe un grande successo di pubblico e numerosi riconoscimenti tra il 1964, anno di uscita e il 1965.

In quest’anno Germi firma “Signore e Signori” con le magistrali interpretazioni di Gastone Moschin e Virna Lisa; il film vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes. A seguire Germi dirige “L’immorale”, “Serafino”, con un bravo ed efficace Adriano Cementano, nella parte di un pastore abruzzese. Successivamente gira forse il film meno riuscito “Le castagne sono buone”, con Gianni Morandi interprete principale. E, infine, dirige Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli in “Alfredo Alfredo”.
Germi chiude, definitivamente, la sua carriera con il progetto del film “Amici miei” che, a causa della grave malattia che lo ha colpito, e lo porta alla morte, deve cedere a Mario Monicelli.

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