Cellule staminali per la lotta ai tumori

[highlight]C’è anche una giovane ricercatrice napoletana nel gruppo che ha scoperto un metodo rivoluzionario per il trattamento dei tumori. L’abbiamo intervista per voi[/highlight]

Parlare di tumori non è per niente facile, soprattutto quando si cerca di farlo da un punto di vista scientifico, ma oggi vogliamo provarci, anche perché quello che vi stiamo per raccontare deve essere raccontato.

Come sapete, ad oggi non esiste ancora una cura definitiva capace di curare e debellare le masse tumorali nel nostro organismo, si può solo seguire una terapia farmacologica che comprende anche la chemioterapia e la radioterapia.

Oggi vogliamo parlarvi di una ricerca condotta dall‘Istituto Telethon per la Terapia Genica (TIGET) di Milano, pubblicato lo scorso 4 febbraio su una importante rivista di settore, la Science Translational Medicine.

Trattamento dei bambini affetti da ADA-SCID

Obiettivo della ricerca è studiare la sopravvivenza di cellule geneticamente modificate che dodici anni fa sono state introdotte nell’organismo dei pazienti inseriti nella sperimentazione. Nello specifico, gli scienziati hanno sviluppato una terapia per correggere un difetto genetico nei bambini affetti da una grave malattia del sistema immunitario chiamata ADA-SCID.

In parole semplici, i bambini con questa malattia devono vivere in ambienti asettici per evitare di entrare in contatto anche con il minimo agente patogeno. Una semplicissima infezione, addirittura un’influenza, potrebbe essere fatale. Al momento non esiste una cura per questi bambini, ed essendo una malattia genetica l’unico modo per poter intervenire concretamente è correggere il difetto genetico, modificando il DNA delle cellule del sangue.

I risultati del lavoro svolto dal gruppo di ricerca sono stati molto positivi, oggi i bambini trattati stanno bene e possono vivere una vita normale.

Cosa c’entra questo con la cura dei tumori?

Dovete sapere che all’inizio dell’attività di ricerca fu pubblicato un lavoro sulla rivista Science nel 1995, nel quale veniva indicata come procedura la correzione di linfociti T, ovvero cellule mature di cui non era nota ancora l’effettiva capacità di sopravvivenza nel tempo nel nostro organismo.

Questo ha portato ad una scoperta molto importante: dopo dodici anni dal trattamento i linfociti T che sono stati geneticamente modificati sono ancora in circolo nei pazienti e sono in grado di combattere le infezioni. Fino a questo momento, infatti, si pensava che i linfociti T non fossero in grado di vivere così a lungo. Grazie alla presenza di un tipo particolare di linfocita T, chiamata Cellula Staminale della Memoria immunologica, riesce a sopravvivere negli esseri umani per 12 anni e può essere geneticamente modificata senza generare alcun effetto collaterale.

Utilizzando questo nuovo tipo di cellula, quindi, è possibile aprire la strada a un nuovo modo di trattare i tumori. Infatti, le staminali della memoria non solo riescono a combattere il tumore, ma restando in circolo sono in grado di monitorare il nostro organismo e evitare la diffusione di nuove infezioni, quindi la formazione di nuove masse tumorali.

Si potranno infatti modificare geneticamente queste cellule T staminali della memoria per indirizzarle a combattere i tumori, e la loro lunga sopravvivenza nel paziente consentirà la continua sorveglianza immunologia contro i tumori, in modo da evitare la formazione di nuove masse tumorali.

Ricapitolando:

Il team di ricerca dell’Istituto Telethon per la Terapia Genica (TIGET) di Milano ha scoperto che modificando geneticamente un tipo di linfocita T presente nel nostro organismo, chiamato Staminale della Memoria, è possibile combattere le infezioni che provocano i tumori.

Inoltre, restando in circolo per 12 anni, riescono a tenere sotto controllo il nostro corpo prevenendo che il tumore si ripresenti. Tutto questo senza trattamenti invasivi come la chemioterapia.

Nel gruppo di ricerca c’è anche una giovane dottoressa napoletana, Serena Scala, che abbiamo intervistato per farci raccontare questa importante scoperta.

Serena Scala
Da Sinistra: Serena Scala, Francesca Dionisio, Luca Biasco e Luca Basso Ricci

Ciao Serena, ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?

Mi sono laureata in Biotecnologie Mediche alla facoltà di Scienze Biotecnologiche della Federico II di Napoli nel 2011. Dopo aver superato il concorso, nel 2012 sono entrata nel corso di dottorato Biologia Molecolare e Cellulare dell’Università Vita-Salute San Raffaele e ho iniziato a svolgere il mio progetto di dottorato presso il laboratorio del prof. Aiuti sotto la supervisione di Luca Biasco all’interno dell’Istituto Telethon per la Terapia Genica (TIGET) di Milano.

Dopo 3 anni di lavoro, il progetto che mi era stato affidato è stato pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine il 4 Febbraio 2015. Questa pubblicazione mi permetterà di concludere il mio dottorato entro la fine di Aprile.

Il lavoro che ti vede coinvolta con il dott. Luca Biasco è stato recentemente pubblicato su una rivista scientifica molto autorevole. Ci spieghi di cosa si tratta?

Nel lavoro pubblicato, abbiamo provato che esistono delle cellule del sangue che possono sopravvivere per anni nell’essere umano, mantenendo la propria capacità di proteggerci dalle infezioni e avendo “memoria” delle malattie infettive che ci hanno colpito. Queste cellule sono state chiamate Staminali della memoria, perché sono in grado di dare origine ad altre cellule più efficaci nella risposta contro agenti patogeni esterni, come virus e batteri.
Questa scoperta è di grande rilevanza perché permette l’applicazione di nuove terapie mirate a sconfiggere i tumori. Possiamo ora “armare” contro i tumori delle cellule del sangue che sono in grado di uccidere le cellule tumorali e nello stesso tempo in grado di sopravvivere a lungo ed evitare la ricomparsa del tumore.

Quindi utilizzando le cellule staminali si potrebbe dare un contribuito importante alla lotta contro i tumori?

Nel nostro caso, non parliamo di vere e proprie cellule staminali, cioè di cellule primitive non specializzate in grado di generare tutti i tipi di cellule del sangue come i globuli rossi e i globuli bianchi. Piuttosto di un tipo di cellula già indirizzato verso un suo destino, quello di linfocita, con la funzione di distruggere tutti gli agenti estranei al nostro corpo. Ciò che rende “staminale” questo tipo cellulare è la sua capacità di generare altre cellule “figlie” più efficaci nella risposta immunitaria pur conservando la propria natura. Le cellule “figlie” una volta sconfitto il patogeno sono destinate a morire, mentre la cellula staminale della memoria continuerà a perlustrare il corpo umano e sarà in grado di generare altre cellule “figlie” identiche alle precedenti in caso di un nuovo attacco del patogeno.
La cosa affascinante di questo tipo cellulare è che può essere geneticamente modificato per riconoscere le cellule tumorali. In questo modo potrà generare cellule “figlie” in grado di uccidere il tumore, resterà a sorvegliare il corpo umano e sarà in grado di rigenerare altre cellule figlie in caso di ricomparsa del tumore.

In che modo queste vostre scoperte potrebbero cambiare la vita dei malati di tumore?

Esistono degli studi volti all’ ingegnerizzazione di cellule del sistema immunitario con lo scopo di armarle contro le cellule tumorali. Questo tipo di approccio permetterà di essere più specifici e più efficaci nella lotta ai tumori diminuendo gli effetti collaterali legati alla chemioterapia. Questi studi avevano come limitazione la capacità di sopravvivenza all’interno del corpo umano delle cellula modificate. Il nostro lavoro ha confermato per la prima volta che le cellule Staminali della Memoria sopravvivono per anni elevandole a migliori candidate per l’applicazione di queste terapie.

Perché questa non è la notizia di apertura di tutti i Tg nazionali?

Le innovazioni scientifiche e tecnologiche sono spesso relegate a riviste di settore o a rubriche dedicate sulle reti nazionali ed internazionali. La rilevanza di nuove scoperte viene messa in penombra dalle notizie di cronaca a causa forse della difficoltà di comunicare in modo semplice ed esaustivo l’importanza dell’evoluzione scientifica, con il rischio di travisare o semplificare troppo.

Quanto pesa l’ordinamento giuridico nello sviluppo della ricerca sulle Staminali in Italia?

Nell’immaginario comune la cellula staminale rappresenta qualcosa di fantascientifico, quasi ai confine della realtà. Credo che per prima cosa bisognerebbe fare chiarezza. Non esiste un solo tipo ti cellule staminali e in Italia ci sono molti gruppi che lavorano sulle cellule staminali di vari tessuti. La ricerca sulla biologia delle cellule staminali si è rivelata fondamentale per il loro utilizzo come terapia per molte patologie, dai tumori del sangue, alla rigenerazione di tessuti fino ad arrivare alla terapia genica, nuova frontiera della medicina che permette la modifica delle cellule staminali stesse che diventano dei veri propri farmaci personalizzati.
Le limitazioni giuridiche sono relative alla ricerca e all’utilizzo delle cellule staminali embrionali umane, un problema etico di non poco conto a mio avviso. Credo che la ricerca debba essere libera di svilupparsi, ma una ricerca senza un’etica, senza una direzione, senza una regolamentazione corre il rischio di alienarsi da quello che è la realtà e le necessità dell’uomo stesso.

In tempi recenti le “cellule staminali” sono state al centro della cronaca per il caso Stamina. La cattiva informazione influisce negativamente sul vostro lavoro quotidiano?

Il caso Stamina rappresenta una degenerazione del nostro sistema informativo. Il bisogno dei media di dover trovare la “notizia” abbinata alla difficoltà di comprendere alcuni meccanismi del processo scientifico, sono un mix esplosivo per I non-addetti ai lavori. Un caso come quello di Stamina, in un cui non era presente alcun metodo scientifico approvato dalle autorità governative e dalla comunità scientifica, si sarebbe risolto velocemente in un’aula di tribunale se non ci fosse stato l’intervento dei media, che hanno purtroppo alimentato false speranze in coloro che avevano bisogno di cure.
Come la ricerca, anche l’informazione nasce e deve essere libera, ma proprio come la ricerca deve seguire un modello e un rigore, deve perseguire la conoscenza. Non ci si inventa ricercatori, come non ci si inventa giornalisti.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra attività di ricerca nel prossimo futuro?

Il nostro gruppo è coinvolto in diversi progetti che hanno come scopo l’utilizzo della terapia genica per la correzione di patologie del sistema immunitario. Proseguiremo lo studio che abbiamo iniziato con l’applicazione delle nostre conoscenze sulle Cellule Staminali della Memoria per collaborare insieme ad altri gruppi sull’evoluzione di nuove terapie che porteranno all’applicazione diretta delle nostre scoperte in campo medico.

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