Cos’è la Sharing Culture

[highlight]Come le nuove tecnologie stanno trasformando il mondo del cinema, della musica e della cultura.[/highlight]

Incontrarsi sulla rete, condividere e vivere esperienze sempre nuove, giocare con i capolavori della letteratura, dell’arte o della musica per creare qualcosa di nuovo e, soprattutto, di unico.

Questo è la base del concetto di Sharing Culture (lett. Cultura della Condivisione) ha lo scopo, attraverso l’utilizzo di piattaforme collaborative, di avvicinare il pubblico alla cultura, attraverso iniziative volte a coinvolgere il maggior numero di persone.

Il sito Che Futuro, in un articolo del 5 gennaio scorso scritto da Marta Mainieri, ha elencato alcuni esempi di sharing culture molto interessanti.

Ecco quali:

TwLetteratura – un esempio italiano di Sharing Culture

Un chiaro esempio di una piattaforma del genere è TwLetteratura, una comunità di appassionati di letteratura, che ha offre la possibilità di leggere, di commentare, d’interpretare e di divulgare contenuti con la grande rapidità che offre Twitter. Ma non solo: TwLetteratura dal 2012 si dedica alla riscrittura dei capolavori della letteratura italiana, grazie alla collaborazione degli utenti di Twitter che, utilizzando gli hashtag, condividono la propria interpretazione dell’opera. Lo scopo è di pubblicare la propria versione dei grandi romanzi della letteratura italiana, sotto forma di Tweetbook, che raccoglie i migliori tweet prodotti dalla comunità.

Certo, quello che fa TwLetteratura può essere considerato solo un gioco, ma lo scopo della Sharing Culture è proprio quello di avvicinare, anzi riavvicinare, le persone al mondo della cultura, sfruttando quel potentissimo strumento di apprendimento che è il divertimento.

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Il Crowdfundig

La prima piattaforma collaborativa italiana è datata 2005, lo stesso anno in cui è nasce Produzioni dal Basso, un progetto di crowdfunding con lo scopo di finanziare chiunque volesse auto-produrre la propria opera.

Questo non è un caso, perché il mondo della cultura ha sempre avuto un occhio aperto verso il crowfunding, vista la sempre presente necessità di avere finanziamenti per portare avanti progetti, volti a costruirsi una reputazione o per trovare un pubblico più vasto.

Sharing Culture e l’arte

Andando oltre il crowfunding, le piattaforme collaborative riescono ad applicarsi un po’ a tutti i settori, vista la loro capacità di mettere in contatto le persone allo scopo di condividere le proprie idee per costruire un qualcosa di innovativo.

Ne è esempio la piattaforma TeatroXcasa che mette in scene opere teatrali nella case private, per creare un teatro «nuovo, vitale» per «un pubblico che condivide divano e bottiglia di vino».

Le piattaforme riescono ad avvicinare artisti e fan, spezzando quella barriera che li separa. Questo è ciò che fa Musicraiser, piattaforma sulla quale gli artisti coinvolgono i propri fan da tutto il mondo nella creazione dei loro progetti artistici.

Anche il cinema non resta escluso dalla Sharing Culture: il regista napoletano Gabriele Salvatores nel 2014 ha riunito 45.000 video caricati da tutta Italia, in seguito di una campagna lanciata in precedenza, per poter creare il documentario Italy in a Day.

Una nuova vita per la Cultura

Grazie alla rete e all’utilizzo delle piattaforme collaborative digitali, la cultura sta pian piano cambiando: non viene più assorbita passivamente da un libro, da un CD, da un palco o da uno schermo, ma si sta evolvendo in un qualcosa di molto più grande, che non coinvolge più il singolo artista, o un gruppo di ricerca, ma tutti coloro che la amano e ne sono appassionati.

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Con la Sharing Culture diventa possibile creare un qualcosa di nuovo.

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