Youtube for Good: Un nuovo strumento per le associazioni non-profit

[highlight]Arrivano anche in Italia i canali speciali per le associazioni non-profit[/highlight]


Si chiamaYoutube for Good ed è il programma realizzato dal canale video più famoso del mondo (e della Rete) a favore delle associazioni non-profit. Secondo i dati di Google, proprietaria del sito ormai dal 2006, le organizzazioni non-profit generano già oggi più di quattro miliardi di visualizzazioni di video, pari a una ogni due persone nel mondo, e sono centinaia le organizzazioni non profit che contano oltre un milione di visualizzazioni video.

Finora la sperimentazione per questi “canali riservati” aveva riguardato i Paesi di area anglosassone (Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia), ma finalmente anche le associazioni italiane (e quelle tedesche) potranno approfittare di questa immensa e straordinaria vetrina, che offre ulteriori vantaggi rispetto a quelli riservati agli utenti tradizionali.

Ed è proprio una nota dell’azienda di Mountain View a spiegare quali sono queste opportunità: «Funzionalità avanzate, un bottone che consente agli utenti di effettuare donazioni direttamente attraverso il canale YouTube, la possibilità di effettuare live streaming o di arricchire i video con annotazioni, sono alcune delle principali caratteristiche del progetto, che è completato da una guida su come utilizzare al meglio i video per le proprie campagne di comunicazione».

Sono già oltre 20mila le organizzazioni che hanno aderito al progetto; per entrare nel programma, gli interessati devono dimostrare di essere un’associazione non-profit o una ONG registrata in uno dei Paesi in cui Youtube for Good è attivo.

Tra le innovazioni più curiose e sicuramente più interessanti, la possibilità di creare “annotazioni video” per incoraggiare gli utenti a iscriversi al canale o a fare clic per visitare il sito web. Uno strumento che si rivela particolarmente utile per coinvolgere e sensibilizzare personaggi di fama mondiale, invitandoli a realizzare video di replica in cui si spendono a favore della causa benefica: nella miniatura sulla pagina di Youtube si vede, ad esempio, Ben Stiller.

Perché, come insegna la pubblicità “normale”, i testimonial sono ancora dei punti fermi nel mondo della comunicazione.

È ovvio che anche Youtube (o, meglio, la “madre” Google) avrà il proprio interesse a spingere su questa iniziativa, sia per gli evidenti ritorni in termini di immagine che per l’ulteriore crescita di contatti; ma è comunque da lodare il progetto, che consentirà alle associazioni  – anche quelle italiane – di rivolgersi a una platea mondiale di potenziali supporter. A patto di riuscire a realizzare video originali e interessanti, puntando sull’innovazione nella comunicazione, campo in cui l’Italia sembra però stentare.

Google ha anche provveduto a stilare un rapido vademecum con le regole base e consigli per la creazione del canale e dei video. Si raccontano anche alcune storie di successo, soprattutto negli Stati Uniti; tra queste, va citata la campagna “It Gets Better” del Trevor Project, che «ha ispirato più di 50.000 video prodotti dagli utenti, che hanno raggiunto un totale di 50 milioni di visualizzazioni. I video includono chiunque, da studenti di scuole superiori a cittadini di spicco come il Presidente Obama e Lady Gaga. Le telefonate alla linea di prevenzione suicidi del Trevor Project sono aumentate di più del 50% e dal 2010 sono stati raccolti oltre 100.000 dollari a favore dei giovani della comunità LGBT».

Resta da vedere come saranno applicate queste regole nel nostro Paese e quali associazioni e organizzazioni non-profit sapranno sfruttare questa nuova opportunità offerta da Internet.


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