Intervista a Dario Sansone, voce dei “Foja”

[highlight]A due anni dal sorprendente esordio di “’Na storia nova” i Foja tornano con il nuovo album, “Dimane torna ‘o sole”. Ne parliamo con Dario Sansone, voce e chitarra della band napoletana[/highlight]


Sono una delle realtà più interessanti della scena musicale indipendente partenopea degli ultimi anni, grazie al loro stile inconfondibile e alla voce calda di Dario Sansone. Stiamo parlando, ovviamente, dei “Foja”, che lo scorso 12 novembre, a due anni di distanza dall’ottimo esordio di “‘Na storia nova”, sono tornati con il loro nuovo album, “Dimane torna ‘o sole”.

Un disco che nasce dall’esigenza di tornare a raccontare storie attraverso le sonorità proprie della band, che unisce le melodie tradizionali della musica partenopea al folk/rock d’oltreoceano.

Un album veramente ricco di sfumature, che vanta collaborazioni illustri, come Francesco Di Bella dei 24 Grana, Mattia Boschi dei Marta sui Tubi, il chitarrista Alfonso Bruno, Libera Velo, Maurizio Capone, e tanti altri.

Di questa loro ultima fatica e di molto altro, ne parliamo direttamente con Dario Sansone.

Iniziamo subito dal nome del gruppo, i “Foja”. Cosa significa e perché lo avete scelto?

“A Foja” nella nostra “lingua” indica una sorta di irrequietezza primordiale; abbiamo scelto questo nome perché crediamo si sposi benissimo con il nostro carattere e la nostra musica.

La vostra proposta musicale è indubbiamente coraggiosa. Non è facile oggi proporre musica folk, per giunta in dialetto napoletano. Come mai questa scelta e quali sono le vostre influenze musicali?

Le nostre influenze sono varie, ogni componente del gruppo ha diverse attitudini e gusti, quello che ci accomuna è la passione per la musica vera e sincera, così come vera e sincera ci sembra la scelta di comporre nella maniera più spontanea possibile, cioè attraverso la nostra lingua che ha una musicalità unica.

I Foja nascono nel 2006, ma è nel 2011 che arriva la svolta, con l’album “’Na storia nova”. Come avete vissuto l’attesa e cosa è cambiato da quel momento?

Abbiamo sempre preso le cose per quello che erano: con entusiasmo per le possibilità che ci si presentavano di fronte, ma anche con umiltà e tranquillità. Ciò che è cambiato probabilmente è il fatto che suonando tantissimo in questi anni abbiamo trovato un nostro sound, un nostro amalgama che si acquisisce solo con il lavoro e la voglia di imparare.

Il video della vostra canzone “‘O Sciore e ‘O Viento” è molto bello ed è stato realizzato da Alessandro Rak, noto fumettista italiano, con il quale avete collaborato anche di recente partecipando, con il brano “‘A malìa”, alla colonna sonora del suo film “L’arte della felicità”, presentato addirittura al Festival di Venezia. Come nasce la vostra collaborazione?

Con Alessandro c’è un legame umano molto forte e una stima artistica reciproca, lui è riuscito a dare un immagine alla nostra band attraverso le sue visioni, ed il tutto è nato naturalmente.

Lo scorso luglio i Foja hanno aperto il concerto evento di Manu Chao alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Com’è stato, quali sono state le sensazioni che avete provato?

È stato molto bello e gratificante per noi, soprattutto perchè non suonavamo da quasi 10 mesi con la band al completo e il calore delle persone accorse al concerto c’ha infuso sicurezza in vista dell’ allora imminente uscita dell’album.

Negli ultimi tempi la musica napoletana si sta un po’ scrollando di dosso l’etichetta di “neomelodica”, grazie ad artisti indie, ma anche rap e hip hop, basti pensare al successo che sta ottenendo Clementino. Come valutate l’attuale panorama musicale partenopeo?

Troviamo molto positivo il fatto che la musica rap stia assolvendo al suo vero ruolo sociale. Clementino o Rocco Hunt stanno avvicinando il popolo ad una musica qualitativamente più valida ed espressiva, fermo restando che non c’è da “criminalizzare” la musica neomelodica in quanto simbolo di una classe sociale e per questo un genere da considerare. Per il resto Napoli è sempre vulcanica ed eterogenea nelle sue sfaccettature musicali.

Il 12 novembre è uscito “Dimane Torna ‘o sole”, il vostro nuovo album, caratterizzato da collaborazioni illustri: Francesco Di Bella, Peppe Fontanella, Mattia Boschi, Ilaria Graziano, Claudio Domestico “Gnut”, Gino Fastidio, Libera Velo, Emidio Ausiello, Francesco Villani, Marcello Giannini, Antonio Fresa, Alfonso Bruno, Luigi Scialdone, Fabio Renzullo, Guido Russo, Maurizio Capone. Com’è stato lavorare con questi artisti?

Come per il precedente disco abbiamo scelto di dividere la gioia della registrazione dell’album con le persone che stimavamo artisticamente, è stato tutto molto naturale e stimolante. Crediamo che la musica sia uno scambio di segnali e che ognuno abbia da imparare dagli altri.

Il vostro sound è facilmente riconoscibile, e questo è un fattore da non sottovalutare per una band giovane. Ciò nonostante, le canzoni presenti nei vostri album, compreso l’ultimo, hanno una musicalità molto diversa l’una dall’altra’altra. Si va dal pezzo interamente folk, al rock, alla ballad melodica. Da cosa deriva questa eterogeneità?

Sicuramente dal fatto che ci sentiamo liberi di esprimerci nella maniera più variegata possibile, ci piace di tutto a livello musicale ed ogni canzone necessita di un vestito differente, per questo disco abbiamo intensificato questa ricerca divertendoci a svariare tra i generi pur mantenendo il nostro sound.

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? Andrete in Tour?

Assolutamente! Noi siamo una band live, senza concerti dal vivo saremmo finiti! Ci piacciono il contatto immediato con il pubblico e il sudore da condividere con chi ci sta ascoltando.

Se non li conoscete, ecco un assaggio del loro ultimo album. 

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