I segreti di Osage County. Una lezione di recitazione

[highlight] Tratto dalla pièce teatrale premio Pulitzer di Tracy Letts, il film è una storia di confine. Geografico, culturale, umano[/highlight]

Oklahoma, a confine con Nuovo Messico e Texas. Il profondo Sud, spesso protagonista del cinema indie americano, dove il caldo torrido di agosto (il titolo originale è August: Osage County, nda) riesce a far morire anche un uccello tropicale. Ma scordatevi i panorami immensi e le strade che attraversano il deserto.

Tratto da una pièce teatrale di Tracy Letts, vincitrice del Premio Pulitzer, al centro del film ci sono i personaggi. La macchina da presa stringe sui volti degli attori che, grazie ad una sceneggiatura perfetta, riescono a trascinare lo spettatore nella desolazione, nella rabbia, nell’angoscia della famiglia Weston, riunitasi in seguito alla scomparsa del padre, ex poeta alcolizzato.
A interpretare la madre una (tanto per cambiare) maestosa Meryl Streep, che indossa come un vestito cucito su misura i panni di una donna malata di cancro, dipendente da droghe e psicofarmaci, violenta, brutale, cattiva. Un personaggio nettamente negativo, ma che non si riesce ad odiare fino in fondo. In effetti, come si fa ad odiare Meryl Streep?

La natura teatrale dell’opera è molto evidente, e non per demeriti del regista, anzi. Le sequenze migliori sono quelle in cui i protagonisti sono seduti e parlano, durante il pranzo o la colazione, in veranda oppure in auto.
Ogni momento del film è buono per puntare la cinepresa sugli attori e lasciare che siano loro a raccontare la storia. Un cast stellare, che farebbe invidia anche al più quotato dei registi: oltre alla tredici volte candidata agli Oscar Meryl Streep, ci sono Chris Cooper, Ewan McGregor, Abigail Breslin (la ragazzina prodigio di Little Miss Sunshine), Benedict Cumberbatch, Juliette Lewis, Margo Martindale, Dermot Mulroney, Julianne Nicholson, Sam Shepard e Julia Roberts, finalmente in una pellicola degna della sua bravura. Era dai tempi di Erin Brockovich che non le veniva affidato un personaggio così intenso, profondo, da Oscar. Non a casa con il ruolo di Barbara si è guadagnata una meritatissima nomination ai prossimi Academy Awards.

Peccato per il poco spazio concesso a Benedict Cumberbatch, lo Sherlock della serie tv britannica prodotta dalla BBC. Un ruolo minore, con tre/quattro scene non proprio memorabili, nelle quali ha dovuto anche mascherare il suo meravilgioso accento inglese per sembrare un americano del Sud. Cumbertach non è l’unico attore in questo film ad avere un passato ed un presente in serie tv di successo. Margo Martindale, che non tutti ricordano nei panni della mamma di Hilary Swank in quel capolavoro che è Million Dollar Baby, è attualmente nel cast della serie tv The AmericansJulianne Nicholson, invece, ha preso parte alla pluripremiata mini-serie Masters of sex, con Michael Sheen; ma anche il regista, John Wells, è lo storico produttore di E.R. e The West Wing. Questo a dimostrazione del fatto che, oggi più che mai, la tv non è più considerata una sorella minore del cinema, ma un’alleata.

In poco meno di due ore, Wells ci mostra la storia di una famiglia devastata non tanto dalla morte del padre Beverly, ma da rancori, segreti, scheletri nell’armadio e colpe puntualmente rinfacciate con rabbia.
Molto bella la sequenza del pranzo post funerale, durante il quale, in un crescendo magistralmente dosato, si giunge al violento litigio tra la figlia Barbara (Julia Roberts) e la madre Violet (Meryl Streep).
Tutto sotto l’occhio apparentemente distaccato della domestica Johnna, nativa americana assunta da Beverly poco prima di sparire.
Un riferimento, nemmeno tanto velato, alla storia americana; in fondo, lo stato dell’Oklahoma è vecchio territorio indiano. Il nome deriva dalle parole Choctaw, “okla homma”, che letteralmente significa “terra delle persone rosse”.
I segreti di Osage County è letteralmente una storia di confine: geografico, culturale, umano. Un confine brutalmente oltrepassato. 

«La vita è molto lunga», dice il personaggio interpretato da Sam Shepard – il padre Beverly – citando T.S. Eliot.

Il film ci mostra che è anche dannatamente complicata. E dolorosa.

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