Tassa sugli smartphone: a pagare sono sempre i cittadini

[highlight] Un emendamento alla legge di stabilità prevede l’introduzione di una tassa sui dispositivi mobile[/highlight]


Alla fine lo hanno fatto. E a pagare saranno ancora una volta i cittadini. Secondo un nuovo emendamento della legge di stabilità, attualmente in discussione alla camera, da gennaio 2014 smartphone, tablet e qualsiasi dispositivo dotato di memoria costeranno qualche euro in più.

La tassa, che prende il nome di equo compenso, farà felice non poco la SIAE, dal momento che fa leva sulla possibilità degli italiani di scaricare attraverso questi dispositivi materiale protetto da copyright. Non saranno esenti neanche hard disk e Smart Tv.

Ma in cosa consiste nello specifico l’equo compenso?

In pratica è un aumento pari al del 70% della tassa già presente, che porterà alla SIAE ricavi per 210 milioni di euro all’anno, invece dei soliti ottanta finora incassati.

Alla base di questa decisione la necessità, per il Governo, di allinearsi alla media europea, non tenendo però conto di quei Paesi dove questa tassa non è presente, come Regno Unito e Spagna.

L’emendamento portato avanti da quattro parlamentari del PD Franco Ribaudo, Magda Culotta, Antonino Moscatt e Liliana Ventricelli, che avrà delle pesanti ricadute sul comparto dell’industria tecnologica, prevede l’utilizzo delle risorse aggiuntive provenienti dalla tassa per finanziare il settore della cultura. Ribaudo ha infatti garantito che questi soldi saranno devoluti in borse di studio alle giovani promesse della musica, della letteratura e del teatro.

Una iniziativa che potrebbe anche risultare lodevole, se solo l’Italia non vantasse allo stato attuale i prezzi per smartphone e tablet più alti d’Europa.

L’unica cosa certa è che, per l’ennesima volta, a pagare saranno i consumatori. Tanto per cambiare.

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