L’indignazione a giorni alterni del Partito Democratico

[highlight]Il partito guidato da Matteo Renzi si indigna per l’incontro con Berlusconi sulla legge elettorale. Ma non hanno governato insieme per quasi un anno?[/highlight]

Ha sostenuto il governo tecnico guidato da Mario Monti, votando insieme al “nemico” leggi e provvedimenti di ogni tipo. Preso atto della situazione di incertezza nella quale le elezioni politiche avevano gettato il Paese, ha dato vita ad un governo delle larghe intese, lavorando fianco a fianco per quasi un anno con il “nemico pubblico numero uno”.

Oggi, il Partito Democratico, con l’ipocrisia che da sempre lo contraddistingue, si indigna per la decisione del neo segretario Matteo Renzi di incontrare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per discutere delle legge elettorale. A suscitare questa reazione, la natura di pregiudicato dell’imprenditore brianzolo, anche se è utile ricordare che da condannato in via definitiva ha votato la fiducia al governo, prima di abbandonare la maggioranza.

L’ex vice ministro dell’economia Fassina ha dichiarato di essersi vergognato per la presenza di Berlusconi nella sede del Pd; stiamo parlando della stessa persona che si è fatta intervistare in coppia con Renato Brunetta, non proprio un compagno.

Il sindaco di Firenze ha agito in maniera trasparente, invitando il leader del secondo partito di opposizione a discutere della legge elettorale, che per essere approvata necessita di una maggioranza quanto più condivisa possibile.

Incassato (tanto per cambiare) il no secco di Beppe Grillo e del suo M5S, non aveva altre opzioni. Certo, avrebbe potuto, come suggerito tra gli altri anche da Pippo Civati, discutere con i capigruppo di FI, ma è anche vero che il rinato partito aziendalista del Cavaliere non è mai stato caratterizzato da un processo decisionale assembleare, anzi. Forza Italia è Berlusconi, e parlare con altri esponenti può essere un semplice esercizio dialettico,  essenziale nella vita democratica di un Paese, ma nel caso specifico quanto meno improduttivo.

La pratica del linciaggio, brevettata e affinata dal centro-sinistra negli ultimi vent’anni, andrebbe essere messa un attimo in cantina, per lasciare spazio al dialogo e al superamento di una contrapposizione vetusta, obsoleta e, diciamolo, stupida.

Berlusconi è un uomo condannato in via definitiva a 4 anni di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici, e la sua presenza nello scenario politico italiano è – questo sì – motivo di imbarazzo, ma è anche il leader in carica di un partito votato da milioni di persone.
Si può anche non essere d’accordo sul metodo, ma pensare di ignorare una tale massa di elettori non è una grande strategia.

Invece di indignarsi a giorni alterni, come il blocco del traffico nelle grandi città, risulterebbe molto più utile cercare di rafforzare la leadership di Renzi in vista delle prossime elezioni che, visto l’andamento delle ultime settimane, potrebbero essere molto vicine.

A meno che non si decida di perdere. Ancora.

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