Il Governo del Prorogare

[highlight]Terminato il CDM, il Governo Letta presenta i punti salienti dei provvedimenti da attuare[/highlight]


Approvato il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’Iva, argomento del quale si è dibattuto largamente nei giorni scorsi. La patata bollente viene, quindi, messa da parte, nella speranza che in questo periodo di stand-by si riesca a farla raffreddare. Dove prendere le risorse, quindi, lo verificheranno a settembre. Per ora lo coprono, seppur virtualmente, con un aumento dell’acconto Irpef , che passa dal 99% al 100%.

Il provvedimento più atteso, però, è quello relativo all’occupazione giovanile, cavallo di battaglia del Premier Enrico Letta. In sintesi, è stato approvato un fondo che consentirà sgravi fiscali e incentivi per le assunzioni di giovani disoccupati.

 Nel testo del decreto si legge che:

«Al fine di promuovere forme di occupazione stabile di giovani fino a 29 anni di età […] è istituito in via sperimentale, nel limite complessivo di 800 milioni di euro, un incentivo per i datori di lavoro che assumano, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, lavoratori aventi i requisiti di cui al comma 2 […]

L’assunzione di cui al comma 1 deve riguardare lavoratori, di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, che rientrino in una delle seguenti condizioni: a) siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; b) siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale; c) siano componenti di una famiglia anagrafica composta dal solo lavoratore, nonché dal coniuge non legalmente ed effettivamente separato, ovvero da parenti o affini entro il terzo grado».

Quindi, cercando di analizzare queste parole, le aziende operanti nel mercato italiano dovrebbero assumere giovani non qualificati, senza un titolo di studio, per poter ricevere uno sgravio fiscale o un incentivo “corrisposto unicamente mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili del periodo di riferimento”. Incentivo che non può, in ogni caso, superare il tetto massimo di € 650,00 mensili. In poche parole? L’azienda non riceve un assegno dallo Stato, ma una detrazione sulle Tasse da versare.

Ad ascoltare le parole entusiaste degli esponenti del governo, i problemi delle imprese italiane sembrerebbero risolversi grazie a questo tipo di manovre, anche se non si capisce bene il perché. In effetti, ci sono dei dubbi sui criteri di assegnazione, ma anche sui destinatari indicati nel decreto. Si, perché l’incentivo si applica a tutte le assunzioni, che rispondono ai requisiti di cui sopra, effettuate a partire dal 30 giugno. Di conseguenza, tutte le ricerche di personale attivate prima di oggi, e che porteranno ad assunzioni previste già prima del decreto, ma registrate dopo quella data, avranno diritto agli incentivi. E in che modo questa iniziativa del Governo dovrebbe favorire l’occupazione giovanile? Se l’azienda aveva già deciso di assumere personale, dov’è il merito del governo?

Altro punto importante, è l’identikit degli aventi diritto alle assunzioni agevolate, giovani senza titoli di studio o istruzione universitaria. Ma le imprese italiane hanno bisogno di persone o di competenze? Non sarebbe stato più giusto consentire all’azienda di decidere chi assumere e in possesso di quali requisiti? L’importante è assumere giovani, giusto? Quindi perché il laureato costretto a fare il commesso dovrebbe essere escluso da questo provvedimento?

Più che del Fare, l’azione del governo Letta potrebbe essere definita “del prorogare”. Rimandare a domani quello che è essenziale oggi.

La ragione è sempre la stessa: non ci sono i fondi per coprire questa o quella spesa. Ma come è possibile non riuscire a rintracciare un briciolo di spesa da tagliare su quegli 800 miliardi di Euro che costa lo Stato Italiano ogni anno?

In una qualunque famiglia, quando le uscite iniziano a superare le entrate ci si siede a tavola, si prende carta, penna e calamaio e si stabilisce quali spese sono superflue, quali si possono rinviare, quali si possono rimodulare, e quali abolire totalmente. Di solito, quando un padre e una madre di famiglia fanno questa operazione, nella peggiore delle ipotesi si scopre che si possono ridurre le spese del 10%. Beh, in una famiglia magari sono cento, duecento euro al mese. Ma per lo Stato Italiano sarebbero 80 miliardi di euro. Sono venti IMU sulla prima casa.

 Invece di rimandare, sarebbe meglio iniziare a tagliare. 


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