#IceBucketChallenge: meno chiacchiere e più donazioni

#IceBucketChallenge

[highlight]Il fenomeno ha ormai preso piede anche in Italia, accompagnato dalle solite sterili polemiche[/highlight]

L’Italia, si sa, è un Paese di santi, poeti, navigatori…e contestatori. Non esiste argomento che non produca, in un modo o nell’altro, una valanga di polemiche, in particolare sui social network.

Protetti dallo schermo di un computer o di un dispositivo mobile, il cittadino medio italiano passa le ore a criticare tutto e tutti, senza sporcarsi le mani, autoproclamandosi portatore sano di nobili principi senza dover mai dimostrare nulla a nessuno. Troppo facile, soprattutto quando si tratta di argomenti troppo seri per essere affrontati con sufficienza e superficialità.

È il caso del fenomeno dell’estate 2014 di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, l’Ice Bucket Challenge, le secchiate d’acqua ghiacciata in favore della ricerca contro la SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Una malattia terribile, della quale non si conoscono le cause e per la quale non esiste una cura, poco conosciuta e dibattuta.

Grazie a questa iniziativa benefica, partita negli USA qualche settimana fa, si è riusciti a sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema grave e importante del quale, purtroppo, si parla molto poco.

Le critiche

L’Ice Bucket Challenge è diventato virale, generando una quantità enorme di tweet e messaggi su Facebook contenenti l’hashtag #IceBucketChallenge; come spesso accade in Italia, il brutto vizio di attaccare le persone famose per il semplice fatto di vivere una condizione di privilegio economico rispetto al solito operaio che si spacca la schiena in fabbrica non si è fatto attendere nemmeno un secondo, e i social si sono riempiti di messaggi offensivi nei confronti di chi si sottopone al “sacrificio” di rovesciarsi l’acqua gelata in testa e ridicolizzando l’iniziativa.

Le critiche principali possono essere suddivise in due macro insiemi:

1) È solo un modo per ottenere visibilità sfruttando il dolore delle persone malate;

2) Tante docce, pochi soldi donati.

Populismo allo stato puro, soprattutto se analizziamo i dati reali, che ci consegnano una situazione ben diversa. Magari i Vip hanno approfittato dell’effetto virale, ma le donazioni le hanno fatte, e poco importa se di 1 Euro, 1000 Euro o 1 Fantastiliardo. L’importante è aver versato nelle casse dell’Associazione AISLA dei soldi che senza l’Ice Bucket Challenge non avrebbero donato.

Negli Stati Uniti, l’Associazione ALSA, che si occupa di fare ricerca finalizzata alla scoperta di una cura per la SLA, ha pubblicato ieri i dati delle donazioni ricevute fino ad ora: 79,7 milioni di dollari, contro i 2,5 dello stesso periodo dell’anno scorso, provenienti da donatori abituali e da 1,7 milioni di nuovi donatori.

Questo vuol dire che grazie ad una “stupida” secchiata d’acqua avrà disposizione una cifra circa trenta volte superiore a quella che avrebbe raccolto senza di essa.

In Italia, dove siamo più bravi a criticare che ad agire, dopo i primi giorni di calma piatta, si è raggiunti la cifra di 300.000 Euro, arrotondata per difetto visto che i dati bancari sono aggiornati a venerdì, come ci ricorda su Facebook l’AISLA.

Anche se non è comparabile ai livelli raggiunti negli USA, va tenuto conto che: in Italia l’iniziativa è partita in ritardo, una parte della popolazione è ancora in vacanza, abbiamo circa 1/5 della popolazione americana e l’età media italiana è molto elevata, quindi meno persone utilizzano i social e hanno seguito la vicenda.

Preso atto di tutto ciò, possiamo affermare con convinzione che l’Ice Bucket Challenge è un successo senza precedenti nella storia, inutile girarci intorno.
Cari italiani, invece di criticare e prendervela con il Vip di turno, perché non pensate a donare qualcosa, anche 5 euro, all’AISLA?
Le chiacchiere servono a poco, quei pochi spiccioli, invece, potrebbero contribuire a salvare una vita

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto