La battaglia del referendum

Una pretestuosa divisione che sta producendo solo danni

L’intensificarsi degli interventi, soprattutto del premier Renzi, in vista dell’appuntamento referendario del prossimo 4 dicembre, sta incendiando il dibattito in atto nel Paese. La scelta di Renzi, con la sua dichiarazione di qualche mese or sono, con la quale personalizzava, fondamentalmente, la disputa, ha creato un clima per niente sereno nel nostro Paese. Da allora, e non solo per la dichiarazione, chiaramente, l’esasperazione dei toni ha creato un disorientamento crescente nel corpo elettorale, tutto a discapito della consapevolezza del voto. Il dato oggettivo che emerge, nitidamente, è quello di un dibattito che poco affronta i nodi della riforma, su cui gli elettori dovranno pronunciarsi. Ed è, questo, uno dei motivi del crescente disorientamento dei cittadini.

La riforma, come è noto, ha vista una differente valutazione, anche, da parte degli stessi esperti della materia. Ciò a significare la delicatezza degli argomenti in campo, e alla base della riforma. Questa differenza di opinione ha finito col confondere ancora di più il corpo elettorale, formato, in prevalenza, di cittadini poco o per niente preparati su un argomento così importante, come la riforma costituzionale.

Questo ha, certamente, inciso sulla possibile partecipazione degli elettori alla consultazione. Il livello di astensionismo, che da qualche anno caratterizza gli appuntamenti elettorali nel nostro Paese, almeno dai sondaggi è in aumento, con livelli che raggiungono circa la metà degli aventi diritti al voto. A ciò si aggiunga la scarsa attenzione da parte dei giovani, che notoriamente dovrebbero essere maggiormente coinvolti in un processo di riforma con ricadute, soprattutto, sul loro futuro.
Siamo convinti che un clima più sereno e responsabile avrebbe consentito ai cittadini di prendere conoscenza in maniera più proficua del motivo del contendere, e avrebbe favorito una partecipazione maggiore, come tra l’altro la questione merita, all’evento elettorale.

Ad ogni buon conto è opportuno dire che, qualunque sarà l’esito del referendum, il Paese non avrà contraccolpi. La situazione economica, la crisi occupazionale, il calo della produzione industriale, il calo dei consumi, e lo stato di deflazione evidente, rimarranno identici anche il 5 dicembre. Quello che preoccupano sono le divisioni tra le forze politiche che potranno condizionare le scelte future del Paese.

Gli stessi interventi esteri, che si sono visti negli ultimi tempi, non hanno contribuito, certamente, ad un equilibrato dibattito, ad un civile confronto necessari ed opportuni corollari per la comprensione e la dovuta partecipazione dei cittadini.
L’augurio sincero è di vedere un rinsavimento della classe dirigente, utile a governare il risultato che emergerà dalle urne, e dal quale, comunque, si dovrà partire per l’improcrastinabile rilancio dell’Italia.

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