Al Cie di Roma, immigrati per protesta si cuciono la bocca

[highlight]Ieri, nel giorno in cui il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, rispondeva in Aula sul caso del Cie di Lampedusa, al Centro di accoglienza immigrati di Ponte Galeria, a Roma, dieci immigrati mettevano in atto una protesta choc[/highlight]


Con la parte metallica di un accendino creano un ago, poi con un filo preso da una coperta di fortuna, si cuciono le bocche contro il protrarsi della loro permanenza nel centro.
A iniziare la protesta sono stati quattro uomini originari del Maghreb, due ventenni e due trentenni. Immediatamente soccorsi dagli agenti e da un medico, non è stato necessario il loro trasferimento in ospedale.
Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, dalla sua pagina Facebook  ha così commentato:

[quote]La loro protesta ci impone con forza di riaprire il dibattito nazionale su questi luoghi disumani e su una legge, la Bossi-Fini, che equipara a criminali chi fugge da guerre, violenze e povertà. Non possiamo, e non vogliamo abituarci alle tragedie. Dobbiamo, al contrario, impegnarci tutti contro l’indifferenza[/quote]

Su Twitter, lo scrittore Erri De Luca ha dichiarato che «i CIE sono canili dove i rinchiusi sono chiamati ospiti». Al momento nel Centro di accoglienza per immigrati di Ponte Galeria a Roma ci sono un centinaio di persone. Il settore più numeroso è quello maschile con circa 70 uomini.

Una delegazione di “Sinistra ecologia e libertà”, composta da Serena Pellegrino, Filiberto Zaratti e da Franco Bordo, si è subito recata nel centro di accoglienza per verificare le condizioni dei migranti. A renderlo noto è l’ufficio stampa di SeL. Filiberto Zaratti denuncia, inoltre, un forte clima di tensione e commenta «la nostra richiesta resta quella di chiudere i Cie», ricordando come, solo due giorni fa, il suo partito abbia presentato una mozione, poi bocciata, avanzando proprio questa specifica richiesta. L’accusa mossa ai Cie è quella di essere dei veri e propri centri di detenzione: lager dalle condizioni disumane, in cui gli immigranti permangono in media per un periodo di 4 mesi, anche senza essere accusati di alcun reato.
Oggi la protesta continua con 10 immigrati in sciopero della fame. Lo riferiscono i collaboratori del Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni.
Intanto, il deputato del Pd Khalid Chaouki da questa mattina alle 11 si è barricato nel Centro di accoglienza di Lampedusa, dove annuncia di restare a oltranza, finché «non sarà ripristinata la legalità». Chaouki chiede al governo «di fare immediatamente qualcosa per questa situazione drammatica». Il Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge ha rimarcato la necessità di ispezioni meno sporadiche delle attuali per scongiurare episodi come quelli di Lampedusa e innalzare la qualità degli standard d’accoglienza.
La protesta al centro di Ponte Galeria non è senza precedenti. Nel 2010 al Cie di Torino cinque immigrati africani si cucirono la bocca contro la detenzione nel centro. Stessa forma di protesta è stata segnalata in Australia, Belgio, Grecia, mentre, lo scorso febbraio, proprio il centro di Ponte Galeria fu teatro di una sommossa: alcuni immigrati salirono sui tetti dando fuoco a materassi e tavolini. Protestavano contro l’espulsione di un nigeriano.
Quanto accaduto in questi giorni tra Lampedusa e Roma è solo l’esempio più eclatante di una situazione drammatica e diffusa nei vari Cie d’Italia.

Necessaria e improrogabile è la mobilitazione dell’opinione pubblica e degli organi istituzionali competenti.

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