La mia terra è avvelenata. La protesta passa da Facebook

[highlight]La mia terra è avvelenata: l’iniziativa di una studentessa di biologia ha coinvolto centinaia di giovani su Facebook. Obiettivo? sensibilizzare l’opinione pubblica[/highlight]


Nelle ultime settimane, il nostro giornale ha cercato di dare spazio alle voci di chi, da tempo ormai, si batte per la salute degli abitanti delle zone ad alto tasso di inquinamento nel napoletano e nel casertano. Abbiamo parlato delle denunce di Don Maurizio Patriciello e della scelta di coinvolgere le mamme di bambini ammalatisi e morti di tumore, così come abbiamo riportato le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone che ha raccontano a tutti le pratiche di sversamento illegale di rifiuti tossico-nocivi in Campania.

Qualche giorno fa una studentessa di biologia, Roberta Ruotolo, prendendo spunto dal “funerale” organizzato ad Aversa dal Movimento “Terra Mia”,  ha promosso un evento su Facebook, chiedendo ad amici e conoscenti un gesto semplice ma dall’alto valore simbolico: cambiare la propria immagine del profilo con questa:

La mia terra è avvelenata

Incuriositi dalla sua iniziativa, abbiamo deciso di intervistarla.

Domanda. Iniziamo questa intervista cercando di conoscerti meglio. Chi sei e perché ti stai impegnando in questa battaglia?

Risposta. Studio biologia alla Federico II (indirizzo bio-ecologico) e quindi spesso trattiamo argomenti quali l’inquinamento delle acque e del suolo. Da anni si parla della questione rifiuti in Campania, ma nulla di concreto è ancora stato fatto. Quindi, mi definirei semplicemente come una cittadina che ama la sua terra e che non può più vederla ridotta a un alternarsi di discariche illegali e/o non a norma.
Quando prendi coscienza che un reato così grave è stato consumato sotto i tuoi occhi in tutti questi anni, nella tua terra, dove sei cresciuto e dove vorresti crescere i tuoi figli, allora hai due strade davanti a te: puoi far finta di niente, lasciare che gli altri continuino a decidere il tuo futuro, oppure puoi metterti in gioco.

D. Quando si pensa ad una protesta, si immaginano cortei, manifestazioni, proteste. Tu invece hai scelto una strada diversa. Come nasce questa tua iniziativa?

R. È vero, nell’immaginario comune una protesta è quella per strada, magari muniti di un cartello e un megafono. Ma sappiamo anche che le notizie oggi, sui social network, viaggiano molto velocemente. Quanti di noi sapevano (ammesso che sia vero) dell’esistenza della “settimana dei cartoni animati”? Personalmente non la conoscevo, fin quando non ho visto tantissime persone cambiare la propria immagine del profilo con quella di un cartone animato. Così ho scelto la stessa strada, probabilmente quella più facile ma anche apparentemente più banale, per attirare l’attenzione; in modo che anche chi non fosse interessato all’argomento si chiedesse, dopo aver visto tante foto uguali, cosa stesse succedendo. Insomma, l’intento è stato quello di cercare di suscitare un po’ di curiosità, la quale si sa, apre sempre le porte a nuove conoscenze.

D. Non hai mai pensato che l’adesione alla tua iniziativa fosse, in parte, avvilente? Tutti pronti a impegnarsi, a patto di non doversi muovere dal proprio pc?

R. Sì, ammetto di averlo pensato all’inizio. Le persone in fondo si sentono “protette” dietro a un pc. Ma mi sono ricreduta quando ho notato la partecipazione di molte persone le quali, dopo aver aderito all’evento con piacere, hanno deciso di “metterci la faccia” sostituendo all’immagine comune, una fatta da loro con lo stesso slogan “La mia terra è avvelenata!”.
Quindi, il merito non è solo mio, ma di tutti quelli che ci stanno credendo, che stanno credendo che insieme si può fare la differenza: possiamo farci sentire, possiamo cambiare qualcosa.

D. Credi davvero che l’impegno civile possa avere degli effetti concreti sulla nostra vita?

R. Senza ombra di dubbio.

D. Ci sono altri eventi in programma?

R. Ho sentito che ci saranno altre manifestazioni, non organizzate da me ovviamente. L’importante è che se ne parli e soprattutto che le parole diventino fatti concreti.

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