Tueff ci racconta la sua “Raplosophy”

[highlight]Abbiamo incontrato Federico Flugi, alias Tueff, noto rapper napoletano[/highlight]

In una realtà che non regala niente, in cui bisogna sudare per ottenere qualche risultato, è deciso a farsi strada Tueff. Sgomitando a suon di rime e di beat, il rapper napoletano espone la sua filosofia del rap nel suo nuovo album e a noi che lo abbiamo intervistato.

Perché hai deciso di chiamarti Tueff?

Tueff richiama la pronuncia di two effe, le prime due lettere del mio nome e cognome, Federico Flugi.

Da quanto tempo fai rap?

La cultura hip hop è da sempre nella mia vita: tutto quello che mi circonda lo vedo in rima e lo porto sui 4/4. Ero un ragazzino affascinato dai film dove c’erano ragazzi intorno ad un bidone per riscaldarsi intenti a fare freestyle, ancor prima che mi avvicinassi alla cultura hip hop, quindi da sempre.

Nell’album “My Raplosophy”, che prende il nome di una delle canzoni contenute, cosa hai voluto raccontare?

Il titolo del disco “My Raplosophy” è la mia filosofia di vita e la mia filosofia del rap. Se lo avessi chiamato solo Raplosophy sarebbe stato presuntuoso, credo che nessuno possa dire quale sia la giusta filosofia di vita in assoluto. La traccia “My Raplosophy”, realizzata su un beat di Sonakine, producer/dj dei Capeccapa, è in feat. con Shaone de “La famiglia”, oltre ad essere arricchita dagli scratch di Franky B, uno tra i dj’s più rappresentativi nell’hip hop e nella musica elettronica.

Quali sono i modelli a cui ti ispiri?

Mi ispiro a chi fa le cose seriamente e mette nei suoi testi messaggi e concetti che portino alla riflessione senza perdersi in cose futili. Sappiamo tutti la storia della cultura hip hop, dove è nata, i suoi esponenti, etc… ma non dobbiamo mai dimenticare le nostre origini e le nostre radici. “Facc’ part’ e na cultur’ che part a Giordano Bruno che s’ammesc’ cu l’America rest in peace Guru” dico in “My underground life” (traccia presente in My Raplosophy in remix, con il ritornello cantato da Ciccio Merolla): con questo voglio dire che sono influenzato dal rap Usa, ma la nostra storia e cultura partenopea è così importante che non può essere dimenticata. Per me un 30enne napoletano, campano, ma anche italiano, che non conosce Napoli Centrale è uguale ad un 30enne americano che non conosce i Kool and The Gang. Una cosa per me impensabile.

In Fratelli d’Itaglia affronti il divario tra Nord e Sud, come ti poni a riguardo?

Sicuramente non con un razzismo al contrario! Basti pensare che collaboro con musicisti sia del sud che del nord. In questa traccia il beat è di Dj Jad, ex Articolo 31, che ha origini del sud, è sposato con una donna di origini del sud, ma è un milanese al 100%. La musica unisce, e la cultura hip hop riesce molto meglio di chi ha fatto “L’Itaglia”. La mia canzone non ha nulla di nostalgico, ma vuole ricordare come è stata fatta davvero l’unità D’Italia, così come hanno fatto prima di me scrittori come Pino Aprile e Antonio Ciano con i loro libri, rispettivamente “Terroni” e “I savoia ed il massacro del sud”.

Nel tuo cd affronti tematiche sociali, qual è il tuo impegno nella società?

Cerco di fare la mia parte nel miglior modo possibile, e credo che se ognuno di noi facesse la sua, sarebbe già un passo in avanti. Cerco di essere vicino alla gente della mia città fisicamente, ogni volta che posso, partecipando alle manifestazioni e dando il mio apporto con la musica. Scrivo dei napoletani e della nostra città cercando di dare voce a chi non ce l’ha.

In “Comm’era” parli di Napoli, cosa pensi della tua città?

Amo la mia città in ogni sua sfaccettatura, ma voglio dare un consiglio a tutti: non ci si deve piangere addosso, ma bisogna rimboccarsi le maniche, impegnarsi e studiare. Nessuno regala niente, soprattutto a noi, e la cultura è alla base di tutto. Non cerco mai piaceri, ma opportunità, che è un po’ il mio “state of mind”. Nel video di “Comm’era”, firmato da Frank Castiglione, si evidenzia anche il legame che c’è tra la nostra terra e l’Argentina e gli argentini, in questo caso Maradona e Higuain.

Come intro dell’album hai scelto la traccia “Real Man”, perché?

Il testo dell’intro è ricavato dai titoli della altre 14 tracce del disco. “Nella vita qualunque cosa si faccia bisogna essere prima veri uomini”: nel mio caso prima di essere un M.C. cerco di essere un Real Man.

 Quale pezzo di questo album senti più vicino a te?

Tutti. Sembra banale, ma sono come figli, e non ce n’è uno che ami più dell’altro.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Suonare, portare la mia musica e il mio messaggio in giro; e poi preparo il nuovo disco con il Collettivo di cui sono il fondatore con Dopeone, Usn (Underground Science Naples). Dopo “Scienze Sotterranee” infatti, stiamo realizzando “Scienza e Coscienza” sempre prodotto da Suoni del Sud di Peppe Ponti, come “My Raplosophy”.

Dove ti vedi tra qualche anno?

Sempre in studio a scrivere e comporre musica. In “My Raplosophy” ci sono dei miei beat, così come nel disco “Scienze Sotterranee” (vedi A scienz da saittella feat. Gragnaniello & Franco Del Prete). Beat & Rhymes for life.

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