Intervista agli autori del documentario “Ogni Singolo giorno”

[highlight]Al PAN di Napoli è stato proiettato, in occasione della rassegna Napoli Film Festival giunta alla sua XVI edizione, il film documentario “Ogni singolo giorno”.[/highlight]

Erano presenti – in una sala troppo poco affollata vista l’importanza del tema trattato – gli autori di “Ogni Singolo Giorno”, la giornalista Ornella Esposito ed il regista e coautore Thomas Wild Turolo.

Il loro enorme lavoro sul territorio è stato condensato in uno spaccato di cinquantatré minuti che prova ad illustrarci le mille sfaccettature dell’annosa questione Terra dei fuochi.

Al termine della proiezione, Ornella e Thomas si sono resi disponibili a rilasciarci un’intervista al nostro giornale.

Ornella, quando è iniziata la proiezione è sembrata chiara la vostra posizione e cioè che sposasse la linea rifiuti/sversamenti/inquinamento/tumori/contaminazione, l’intervento dell’agricoltore Giuseppe D’Ambrosio apre però un altro spaccato, evidenzia l’esistenza di una categoria di lavoratori che ama la propria terra, la cura, ne analizzano i prodotti e li consumano e a dispetto di ciò è stata messa in ginocchio dal pregiudizio e dal sensazionalismo. Avete trascorso mesi nei luoghi incriminati che idea vi siete fatti?

È difficile arrivare ad una soluzione univoca, ti confesso che per prima mi autodenuncio per aver contribuito, sebbene in minima parte, al problema. Abito a Casoria e quando ho fatto i lavori a casa non mi sono assolutamente preoccupata di dove finissero i rifiuti e per questo continuo a sentirmi in colpa. L’ignoranza, come spesso accade, si rivela la più fidata complice dell’illegalità. Per tornare alla tua domanda ti posso rispondere che ci sono più campane, noi abbiamo provato ad ascoltarle tutte. Alla base del problema sono dell’idea che ci sia la piaga dell’illegalità e parlo di evasione fiscale, di smaltimento dell’industria che opera a nero, dell’ abbandono dell’amianto ma non si può ignorare che l’economia di queste terre è stata annientata e non sempre a giusta causa. Gli agricoltori parlano di prodotti campani acquistati sotto costo dalla grande distribuzione e poi rimessi sul mercato a prezzo pieno con il marchio “italia” ma anche di prodotti importati dall’estero, dove vigono normative diverse dalle nostre anche riguardo l’uso di pesticidi, e che quotidianamente imbandiscono le nostre tavole e potrebbero essere imputati come causa di alcune patologie.

Le posizioni della stessa comunità scientifica sono contrastanti e sembra che sia impossibile mettersi d’accordo anche sulla lettura di dati. Come vi ponete di fronte a questa diatriba?

Come illustrato anche nel documentario i media hanno una grossa responsabilità nell’aver alimentato il sensazionalismo e nell’aver posto una lente deformante dinanzi agli eventi ed alle posizioni. Io credo che la cosa più importante sia fare chiarezza e che subito dopo si agisca in modo concreto. La problematica dell’inquinamento coinvolge in modo inevitabile tutti noi e io continuo a non capire come ci si possa perdere in diatribe e sottrarre quando si tratta brutalmente di salvaguardare la propria pellaccia.

Interviene Thomas che, da friulano, ammette di aver inizialmente attribuito alla questione la classica caratterizzazione folcloristica meridionale e di immaginarsi dall’esterno una realtà da esaminare che fosse bianca o nera. Riconosce invece di essersi imbattuto in “sei milioni di colori” e all’inizio di aver dovuto affiancare Ornella e la troupe prima di immergersi in prima persona in una dimensione così complessa.

Io trovo inaccettabile il sensazionalismo, la bramosia della scoop e la speculazione, quello che accade in Campania si verifica, magari in forma diversa, in altre regioni d’Italia compresa la mia e non può tutto essere banalizzato e liquidato con il problema della monnezza.

Piange il cuore a vedere delle campagne così devastate, la difficoltà della gente a sopravvivere in quei luoghi e in quel contesto e la soluzione non può essere andarsene.

Thomas tu che hai curato la regia che obiettivo ti sei posto ?

Di riflettere come in uno specchio tutto ciò che sta accadendo in modo da permettere a chi ne ha il dovere, quindi le istituzioni, e gli strumenti di intervenire. Ai campani va riconosciuto di aver posto sotto i riflettori dell’attenzione una piaga che tocca trasversalmente tutto il nostro paese e di aver sollevato per primi il problema. Ritengo assurdo che esistano tanti conflitti tra parti che dichiarano di avere lo stesso intento perché più tempo si spreca in tendenziose diatribe più la soluzione si allontana.

Ornella annuisce.

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