Con Italicum Renzi e Berlusconi vanno alla ricerca della maggioranza perfetta

[highlight] Il modello Italicum divide i partiti su liste bloccate, premio di maggioranza e soglia di sbarramento[/highlight]

La nuova proposta di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi uscita fuori dal tanto discusso incontro di sabato scorso nella sede del PD arriva oggi in discussione alla direzione del partito. L’accordo prevederebbe oltre alla riforma elettorale anche la riforma del Titolo V della Costituzione e la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie, con una clausola che i suoi membri non percepiscano indennità e che non vi sia una loro elezione diretta.

Sulle tanto discusse trattative, Renzi aveva già detto:

[quote] C’è una profonda sintonia sulla legge elettorale verso un modello che favorisca la governabilità, il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli. Su questo tema abbiamo condiviso l’apertura ad altre forze politiche di scrivere questo testo di legge che per quanto ci riguarda; se nelle prossime ore saranno verificati tutti i dettagli, presenteremo il tutto alla direzione del Pd affinché voti lunedì alle 16. [/quote]

L’accordo con il secondo partito d’opposizione per fare fronte comune contro i partiti piccoli si è tradotto nel testo di una legge elettorale che ha suscitato suscita opinioni contrastate tra i commentatori e gli esponenti politici, e rappresenta una prova del nove per il Governo.

Le proposte iniziali dello stesso segretario del Partito Democratico erano inizialmente tre: il “Sindaco d’Italia” basata sulla legge elettorale per l’elezione dei sindaci nei comuni con oltre 15.000 abitantiil Mattarellum e il Modello spagnolo (analizzate in precedenza). È proprio a quest’ultimo che sembra rifarsi il nuovo sistema definito “Italicum”, anche se un’analisi più approfondita mostra che in realtà le similitudini sono poche. Vediamolo nel dettaglio.

Italicum

E’ un sistema d’impianto proporzionale corretto da un forte premio di maggioranza che prevede soglie di sbarramento nazionali pari al 5% per chi fa parte di una coalizione e al 8% per i partiti che decidono di non apparentarsi alle coalizione e di correre da soli. La nuova proposta di legge basa la garanzia di governabilità su un premio di maggioranza assicurato alla coalizione che raggiunge il 35% dei voti su base nazionale e che si vedrà assegnati il 20% dei seggi in più. La ripartizione dei voti tra i vari partiti sarà attribuita in un collegio unico nazionale e se nessuna coalizione raggiunge la soglia stabilita dei consensi si procederebbe a un secondo turno di ballottaggio tra le due forze politiche più votate per conseguire il premio di maggioranza non assegnato al primo turno. Gli altri seggi verrebbero invece ripartiti proporzionalmente in base ai risultati raggiunti da ciascun partito e da ciascuna coalizione. Nella proposta non sono previste preferenze dirette ma solo liste bloccate predeterminate dalle forze politiche definite corte da 4 a 6 candidati per venire incontro alla sentenza della Consulta.

Il Senato

Il nuovo modello riguarderà anche il meccanismo elettorale del Senato che, in attesa della riforma costituzionale che dovrà abolire il bicameralismo perfetto, imposterà l’elezione del Senato su premio nazionale. La proposta prevede anche riforma del Titolo V della Costituzione con la trasformazione del Senato da elettivo a Camera delle autonomie, composta da sindaci, presidenti di Regione e rappresentanti delle autonomie locali.

Favorevoli e contrari

Renzi ha invitato gli esperti attraverso Twitter a leggere il testo della proposta prima di criticarlo.

La nuova proposta accoglie i favori trasversali delle varie forze politiche per l’impostazione del doppio turno di coalizione che secondo la maggior parte dei commentatori garantirebbe la governabilità.

Come afferma anche Gaetano Quagliariello di Ncd:

[quote]La previsione del doppio turno di coalizione assicurerebbe veramente governabilità e democraticità, farebbe sì che il premio di maggioranza non sia abnorme e incongruente con la sentenza della Consulta, e impedirebbe che dopo i tanti proclami di questi giorni si riduca tutto a una mera riedizione del Porcellum sotto mentite spoglie [/quote].

Inoltre il NuovoCentroDestra mira a ridurre la soglia di sbarramento al 4% dei partiti coalizzati. Anche Scelta Civica si dice disposta a trattare sulla riforma ma con la volontà di limarne alcuni aspetti ritenuti fondamentali come la soglia per il raggiungimento del premio di maggioranza che si vorrebbe innalzato al 40%.

Oggetto di critica invece da parte delle frange di minoranza del PD riconducibili a Cuperlo e  Fassina è il nodo delle liste bloccate, che esclude ancora le preferenze aperte a favore di cui più volte si era spesa la battaglia politica dell’intero partito e che le opposizioni cercheranno di modificare introducendo la possibilità di scelta dei candidati attraverso le Primarie.

Civati critica la proposta Renzi dichiarandosi comunque disponibile a discutere per eventuali modifiche:

[quote]Questa proposta, così come formulata, mantiene troppi vizi di quella appena dichiarata incostituzionale. Speriamo che almeno nel corso dei lavori parlamentari possa migliorare. Ci impegneremo, come sempre, in questo senso. Per prima cosa, riducendo la lunghezza delle liste collegio per collegio, evitando il premio di maggioranza spropositato e la ripartizione nazionale nell’assegnazione dei seggi, che devono assolutamente essere legati ai collegi. Altrimenti questo è e rimane un Porcellum. [/quote]

Anche Beppe Grillo dal suo blog attacca le liste bloccate, dichiarandosi ancora indisponibile a qualsiasi trattativa, definendo l’Italicum come un “Pregiudicatellum”  che:

[quote] prevede che i partiti si scelgano i propri parlamentari. I cittadini devono stare a guardare. Liste bloccate con nominati da pregiudicati e condannati in primo grado e nessuna preferenza. [/quote]

Del tutto contraria invece Sel che attraverso il Presidente Gennaro Migliore attacca:

[quote]Se fossero confermate le notizie che trapelano sulla proposta che oggi Matteo Renzi presenterà alla direzione del Pd saremmo molto preoccupati. Perché in primo luogo ripropone il tema delle liste bloccate, seppure corte, che impedirebbe agli elettori una scelta, tant’è che noi abbiamo sempre sostenuto la legge Mattarella che consente l’elezione diretta del candidato nei collegi uninominali. In secondo luogo siamo decisamente contrari a un premio fisso, che scatterebbe o con il superamento della soglia del 35% o con l’attribuzione tramite ballottaggio, poiché si potrebbe determinare una maggioranza addirittura superiore a quella del 55% dei seggi prevista dal Porcellum. Poi ci sono le soglie di sbarramento che paiono fatte allo scopo di alimentare le menzogne di Berlusconi sulle responsabilità dei partiti più piccoli, dimenticando quelle gigantesche dei partiti grandi come il suo. Come si fa a imporre una soglia dell’8% a chi sta fuori dalla coalizione e che quindi non sarà parte dell’alleanza di governo? Non esiste una soglia tanto alta in nessun paese europeo e bisogna andare in Turchia per trovarne una simile, ma almeno in Turchia non c’è il premio.[/quote]

Questioni aperte

La proposta Renzi ha ancora una volta il pregio di forzare il dibattito politico sul tema delle riforme istituzionali. Questa legge elettorale secondo il sindaco di Firenze renderebbe finalmente possibile l‘individuazione di una maggioranza certa e stabile con la possibilità di poter governare e accoglierebbe la richiesta di Forza Italia di evitare possibili ricatti di forze esterne. In realtà ha comunque grandi paradossi che andranno discussi e risolti con la concertazione con le altre forze politiche.

Le parti oggetto di critica e discussione sono: le liste bloccate senza preferenze che manterrebbero l’idea nell’elettorato di candidature imposte dall’alto senza una scelta diretta da parte dell’elettore, sebbene in accordo con quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale per il numero esiguo di candidati; il premio di maggioranza del 20% (ancora in definizione) per chi raggiunge il 35% dei consensi forse eccessivo per una soglia di maggioranza non relativa e che richiama le distorsioni del Porcellum e che potrebbe essere suscettibile anch’esso di incostituzionalità; non garantisce la governabilità ad ogni costo perché non esclude che la coalizione sia soggetta al ricatto dei partiti più piccoli spinti all’apparentamento per le soglie di sbarramento elevate; penalizza i partiti che decidono di non apparentarsi con le coalizioni con il rischio di escludere dalla rappresentanza ampie fette di elettorato.

Bisognerà poi chiarire anche il ruolo che potrà avere il Governo Letta nelle riforme istituzionali promosse dall’asse Renzi-Berlusconi e se sarà sufficiente il paventato rimpasto di Governo.

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