In ventimila per la Terra dei fuochi: «Noi non vogliamo morire!»

[highlight]Il popolo della Terra dei fuochi invade Napoli e Piazza Plebiscito in una grande e pacifica manifestazione[/highlight]


Il 26 ottobre è stato il giorno della mobilitazione della Terra dei fuochipiù di ventimila persone hanno infatti invaso Napoli, dopo le tante manifestazioni delle settimane precedenti di cui avevamo già parlato qui e la solidarietà  dal Nord Italia con la manifestazione in programma il primo novembre a Modena.

L’obiettivo dichiarato sulla pagina Facebook del sito La terra dei fuochi“, promotrice della manifestazione, era di scrivere una “pagina storica” della lotta civile in Campania:
[quote]Abbiamo un sogno, portare nelle strade di Napoli una delle più grandi manifestazioni che si ricordi: una mobilitazione generale di persone perbene, un corteo non di silenzio né di lutto ma di ribellione civile e di grande indignazione. Mobilitiamo la società e chiamiamo tutti a raccolta. Soprattutto la parte più giovane e viva di questa regione: gli studenti di ogni ordine e grado di Napoli, Caserta e delle altre province. Studenti, insegnanti e volontari. Tutti in piazza perché ci stanno avvelenando da troppi anni. È ora di dire basta![/quote]

Il portavoce dei promotori, Angelo Ferillo, in una conferenza stampa improvvisata ha dichiarato il punto di vista del movimento, indicando che «prima di tutto è necessario fermare l’avvelenamento delle nostre terre per evitare che anche le bonifiche possano diventare un affare. Il timore è che la pioggia di soldi che potrebbe presto arrivare sulla Campania si dimostri solo una fonte di denaro e non l’opportunità di bonificare questa terra».

Proprio le bonifiche sono l’obiettivo comune di molti striscioni, che lanciano l’allarme su una possibile infiltrazione della criminalità organizzata e sul timore dell’ennesimo patto “Malapolitica” -Criminalità. Dice ancora Ferillo:

[quote]Sono anni che denunciamo i roghi dei rifiuti nell’assoluta indifferenza. E certo non bastano le promesse o i tavoli che si annunciano per dimostrare che è cambiata la musica . Abbiamo un sistema produttivo malato. Solo in Campania, un’azienda su due produce in nero. Manda scarti a bruciare per strada. Mentre dal nord partono i viaggi di immondizia verso l’inferno dei reati impuniti: la terra dei fuochi, appunto. Economie perverse, ma anche rassegnazione: cosa fanno anche gli inquirenti?[/quote]

Il raduno è iniziato intorno alle 16 a Piazza Dante, poi il corteo è partito dopo le 17, ha seguito il tragitto via Toledo – piazza VII Settembre – piazza Carità, incanalandosi poi per il tratto di via Toledo compreso tra via Diaz e piazza Trieste e Trento e arrivando in piazza del Plebiscito, per proseguire poi in via Cesario Console e via Santa Lucia fino al palazzo della Regione.

La partecipazione della società civile è stata veemente e pacifica, nonostante alcuni attimi di tensione quando dei membri di “Casa Pound” hanno cercato di introdursi nella manifestazione. Era presente tanta gente comune dalle province di Napoli, di Caserta, di Salerno, di Avellino e di Benevento, con circa quaranta autobus di tanti Comitati, Associazioni, Collettivi studenteschi.

Sono stati pochi i Vip, che pure avevano dato simbolicamente sostegno alla protesta e di cui avevamo parlato qui.

In piazza erano più di ventimila persone in un corteo colorato, pacifico ma molto arrabbiato. L’indignazione era tutta rivolta contro le istituzioni, ree di aver abbandonato questo territorio, e per affermare a gran voce «il diritto alla vita e alla salute di ognuno di noi che non deve essere più calpestato, perché non si può più vivere silenziosamente l’avvelenamento che sta ammazzando lentamente il nostro popolo» come dice Pietro, giovane studente napoletano che ha partecipato con il proprio collettivo.

Tanta la rabbia di gente ferita, come quella di Pina, giovane madre, che con il figlio sulle spalle urla: «Giustizia per la nostra terra che da anni sta morendo nel silenzio generale. Ci hanno abbandonato per fare affari con la camorra Assassini!».

C’è Michele di Acerra, terra dell’inceneritore, che spiega quanto sia necessaria «una mappatura completa dei terreni per capire quali siano quelli inquinati e recintarli per impedire ai contadini di innaffiare i propri terreni con acqua proveniente da falde inquinate». Per Giuseppe, agguerrito manifestante, «le colpe sono prima di tutto della Politica che ci ha completamente abbandonato. Bruciamo le nostre tessere elettorali. Non andiamo più a votare. Le nostre terre sono state svendute ai camorristi che le hanno usate per i loro sporchi affari. Qui c’è gente che muore e ora il Presidente Napolitano si accorge che la sua terra sta morendo. Dov’era prima?»

Mario invece richiede più controllo del territorio per le bonifiche: «Far bene le bonifiche -dice- significa trovare soprattutto i responsabili senza far sparire le prove e poi farle realmente e non solo pagarle. Per salvare la nostra terra bisogna impiegare i militari non contro le persone per bene ma contro questi criminali che ci stanno ammazzando.»

Molto forte è stata anche la protesta nei confronti della stampa e in particolare della Rai, con cui il movimento era già entrato in polemica per il poco spazio dato alla manifestazione nel Tg regionale e di cui avevamo parlato qui.

«Non vogliamo pochi secondi di servizio a mezzanotte – urlano contro i giornalisti – siete solo dei venduti e di noi non vi importa niente. Altro che informazione, siete dei servi. Andate via!»
Si sentono anche le assenze di don Maurizio Patriciello, il combattivo prete che si è speso tanto per portare alla ribalta il problema ambientale in Campania, e il disastro ambientale di Caivano e dell’oncologo Antonio Marfella (di cui avevamo parlato qui) entrambi promotori della manifestazione “Fiume in Piena” che avrà luogo il 16 novembre sempre a Napoli. (continua dopo le foto, ndr)

Alcuni hanno voluto notare una spaccatura nel movimento nella metodologia di lotta da seguire e nel considerare prioritario o meno il blocco dei roghi rispetto alle bonifiche.

Ferillo ha cercato di spegnere subito le polemiche dicendo: «Siamo dispiaciuti dell’assenza di Don Maurizio, ma in questa battaglia servono idee che camminano e non degli eroi», aggiungendo però poco dopo che «non discuto la buona fede di un prete che fa una battaglia sociale. Ma vedo un movimento e una frenetica attività di caccia al consenso alimentata dal quel coordinamento».
La voce dei ventimila di Piazza Plebiscito è quella delle migliaia di cittadini che protestano continuamente nelle varie piazze della Campania, e la loro rabbia ha reso chiaro che la battaglia della Terra dei Fuochi deve essere unita e non ha bisogno né di divisioni né di protagonismi.

Il grido è forte, non si esaurisce con una manifestazione e non deve essere soggetta a strumentalizzazioni. Le istituzioni riusciranno ad ascoltarlo?

La terra dei Fuochi non vuole morire.

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