La lotta di Malala Yousafzai per tutte le donne che soffrono in silenzio

[highlight]La storia e la battaglia di Malala Yousafzai nel libro “Io sono Malala”, in attesa del Premio Nobel per la pace [/highlight]



La storia di Malala Yousafzai non è iniziata un anno fa, quando fu colpita alla testa da un colpo di pistola sparato da un fondamentalista talebano; nemmeno l’anno scorso a Birmingham dove, nonostante le condizioni molto gravi, superò con successo l’intervento e la difficile riabilitazione.

La sua storia non è iniziata neanche il 12 luglio, giorno del suo sedicesimo compleanno, festeggiato parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ve l’abbiamo raccontato qui) dicendo:

[quote]Se pensavano che i proiettili ci avrebbero zittito si sbagliavano, da quei proiettili sono uscite mille voci[/quote]

La storia di Malala inizia in Pakistan, sedici anni fa, in un villaggio come tanti, nella Valle dello Swan, un posto montagnoso, tra i meno sviluppati e più integralisti del Paese. Il contesto è difficile ma lei, spinta dal padre, ha voglia di studiare, di istruirsi e di non farsi «imprigionare in quattro mura, solo a cucinare e a fare figli».

È determinata, coraggiosa e combattiva, una giovane undicenne con le idee chiare. Ha l’ambizione di studiare medicina e diventare dottoressa, magari per aiutare le persone che da sempre ha visto sofferenti.

Il suo è il coraggio quotidiano di chi non si arrende a una vita prestabilita e condizionata dalla violenza e dall’ignoranza.
È passato un anno da quella terribile mattina che le ha cambiato il destino, quando l’uomo che aveva notato chiedere di lei alle compagne le sparò, facendola diventare il simbolo della lotta per i diritti civili.
Dopo un anno, in occasione dell’uscita del suo libro “Io sono Malala”, è tornata a raccontare di quell’esperienza e della sua battaglia.

Parla di libertà, di violenza, di donne,  di diritto all’istruzione, del Pakistan:

[quote]In un mondo che vede circa cinquantasette milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria, di cui quasi la metà femmine. Uno dei Paesi peggiori, con cinque milioni di bambini che non vanno nemmeno alle elementari. Abbiamo quasi cinquanta milioni di adulti analfabeti, due terzi dei quali donne come mia madre. [/quote]

Il libro parla di lei e di quel maledetto pomeriggio, è scritto con l’aiuto di Christina Lamp, una giornalista inglese, e sarà pubblicato inizialmente nel Regno Unito ma verrà presto distribuito in tutto il mondo.

È la storia di una ragazza “comune”, che rivendica una vita normale; ama “Ugly Betty” e “Masterchef”; si preoccupa del suo abbigliamento e dei suoi capelli e ha una determinazione fuori dal comune forgiata da una vita dura, troppo per un’adolescente.

Malala, che sembra essere tra i favoriti per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2013 che sarà ufficializzato venerdì 11 ottobre, ha già detto:

[quote]Se vinco, nessuno potrà più negarci l’istruzione[/quote]

Che vinca o no, la sua battaglia è aperta: nonostante l’ignoranza che la circonda e le minacce che ancora riceve, continuerà a lottare per l’istruzione e contro la violenza.

«Per tutte le ragazze che hanno affrontato l’ingiustizia e sono state zitte».

Perché la sua lotta è per le donne di tutto il mondo, imprigionate nel velo del silenzio e avvolte dalla rassegnazione che la violenza è ineluttabile e senza via d’uscita.

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