Roma in fuga, Napoli bloccato e polemiche sulla Juve: è il campionato, bellezza!

[highlight]Quinta di campionato: la Roma di Garcia fa en plein, il Napoli pareggia col Sassuolo mentre la Juve rimonta il Chievo, che protesta. Ancora problemi per il Milan[/highlight]


Il turno infrasettimanale di campionato fa spesso storia a sé. Perché giocare partite così ravvicinate crea problemi a tutte le squadre, soprattutto a quelle impegnate nelle coppe europee. Ed è abbastanza normale, specialmente a inizio torneo, incappare in qualche passo falso. È il caso del Napoli, fermato in casa sul pareggio dal Sassuolo, che orgogliosamente alza la testa dopo la scoppola con l’Inter. Ma anche la Juve e il Milan appaiono in difficoltà: se i bianconeri riescono a battere il Chievo devono ringraziare la sorte (autorete e solito – come già sostengono i maligni – “aiutino” dell’arbitro), mentre i rossoneri rischiano grosso a Bologna, pareggiando alla fine in rimonta. Affonda ancora il Catania, che sembra lontano parente di quello di un anno fa. E anche la Sampdoria non vince più. Stasera gran finale con Inter-Fiorentina, due delle squadre che stanno esprimendo il miglior gioco.

UDINESE-GENOA 1-0 (78’ aut. Calaiò)

Una brutta partita: squadre prudenti, Genoa preoccupato più di difendere che di offendere, a parte qualche ripartenza, poche occasioni da rete. Fino a quando una punizione di Di Natale viene trasformata in gol da un preciso colpo di testa di Calaiò. Ma nella porta sbagliata, per la disperazione dei rossoblù. L’Udinese non brilla, ma di fronte ha una squadra che imbriglia il gioco e cerca di non scoprirsi. L’ingresso di Muriel nella ripresa velocizza un po’ la partita, e non è un caso che la punizione decisiva nasca proprio da un fallo subito dal colombiano, lanciato in contropiede. Tre punti che fanno bene al morale e anche alla classifica della truppa di Guidolin, che comunque ci ha abituato anche in passato a partenze lente e sprint primaverili: ora, però, i bianconeri dovranno iniziare a far punti in trasferta. Liverani invece non riesce ancora a dare una fisionomia precisa al suo Genoa: la squadra appare senza idee, con Gilardino spesso abbandonato a lottare contro le difese avversarie. La vittoria nel derby ha dato un importante credito all’ex centrocampista, ma la pazienza di Preziosi potrebbe non durare ancora a lungo.

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BOLOGNA-MILAN 3-3 (33′, 52′ Laxalt, 62′ Cristaldo; 13′ Poli, 89′ Robinho, 91’ Abate)

Un nuovo finale arrembante e rocambolesco consente al Milan di limitare i danni e acciuffare un punticino che non servirà a molto per la classifica, forse, ma che aiuta il morale. Una partita davvero strana, ben giocata dal Bologna, che pure va sotto al 13’ quando un bel tiro di Poli batte Curci. Poi, però, i rossoblù iniziano a guadagnare terreno, rischiano su un contatto in area (forse c’era il fallo su Robinho), ma riescono a concludere i primi 45’ in pareggio grazie a Laxalt, giovane uruguagio arrivato via Inter. Nella ripresa, il raddoppio dello stesso Laxalt e la rete di Cristaldo sembrano mettere la parola fine al match: ma il Milan non molla e, come capitato a Torino, riesce proprio nelle battute finali a siglare un uno-due davvero clamoroso. E Diamanti, al 92’, centra la traversa su punizione, regalando al Dall’Ara l’ultima emozione. Per Allegri il bicchiere è forse mezzo pieno, anche perché la sua infermeria è piena e ora c’è anche Balotelli ai box per la squalifica: ma la vetta si allontana ancora e le squadre di testa sembrano viaggiare ad altri ritmi. A preoccupare è soprattutto la tenuta difensiva: le 10 reti già subite dimostrano che qualche intervento nel reparto difensivo andava fatto, in sede di mercato. Buone notizie per il Bologna: Laxalt e Cristaldo, sui quali c’era qualche dubbio, stanno iniziando a integrarsi, e Diamanti è sempre il faro della squadra. Certo, una vittoria sarebbe servita eccome, e Pioli dovrà lavorare bene sulla difesa, apparsa ancora troppo perforabile.

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CHIEVO-JUVENTUS 1-2 (28′ Thereau; 47′ Quagliarella, 65′ aut. Bernardini)

Il Chievo mette la Juve in grande difficoltà, ma alla fine la squadra di Conte dimostra ancora un grande carattere, e come già domenica contro l’altra veronese rimonta lo svantaggio iniziale. Segna Thereau, che finalmente si sblocca, mentre invece i bianconeri sembrano impacciati e producono gioco senza concretizzare, anche per la serata di grazia di Puggioni. Dopo l’intervallo cambia tutto, anche grazie alla buona sorte: Quagliarella deve provarci tre volte in consecutiva, ma la carambola finale alla fine premia l’attaccante partenopeo e regala il pareggio ai suoi. Paloschi spaventa ancora la difesa avversaria, apparsa meno solida di quanto non fosse in passato, e segna il 2-1. O, meglio, segnerebbe: il guardialinee segnala una posizione di fuorigioco che in realtà non c’è e De Marco annulla tra le proteste. Poi, il dono della dea bendata: cross al centro di Pogba e, per anticipare Llorente, Bernardini infila la sua porta. Il risultato non cambia più, la Juve vince ancora in rimonta e aggancia il Napoli al secondo posto. Ma Conte deve fare bene attenzione ai segnali di allarme: non sempre le rimonte possono concretizzarsi, e la sua squadra va sotto troppe volte. Per Sannino ancora una sconfitta, in una partita sulla carta “impossibile” ma che poteva finire molto diversamente, soprattutto per il rimpianto su quel gol di Paloschi…

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LAZIO-CATANIA 3-1 (4′ Ederson, 40′ Lulic, 94’ Hernanes; 6′ Barrientos)

La Lazio si rialza, il Catania sprofonda e perde ancora. All’Olimpico la squadra di Petkovic riesce a imporre il suo ritmo alla gara, va in vantaggio subito con Ederson, si fa recuperare per uno svarione difensivo, ma poi raddrizza la partita e la vince senza patemi. È ancora Candreva l’uomo in più di questa Lazio, capace di svariare su tutto il fronte d’attacco e di risultare sempre pericolo, ma in campo si vede di nuovo un buon collettivo. Ed è importante ritrovare i gol di Ederson ed Hernanes, fin qui sempre molto discontinui. In casa Catania è notte fonda: la squadra non gira, non gioca bene, non fa risultati positivi. E ora c’è anche l’ultimo posto in classifica, con un solo punto in 5 gare. Lo scontro di domenica in casa contro il Chievo può già essere decisivo, soprattutto per Maran.

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LIVORNO-CAGLIARI 1-1 (23′ Luci; 53′ Ibarbo)

Tipica partita tra due squadre che cercano innanzitutto di non perdere: il Livorno gioca un buon primo tempo, chiuso in vantaggio grazie al gol di Luci, poi nella ripresa viene fuori il Cagliari, che trova il pareggio con Ibarbo. Finisce così, con il pubblico del Picchi che applaude, apprezzando comunque gli sforzi della squadra di Nicola, che si trova ora a 8 punti in classifica e prosegue nella sua striscia di imbattibilità dopo lo stop interno alla prima con la Roma. Punticino buono anche per il Cagliari, al terzo pareggio consecutivo: i sardi sono a quota 6, galleggiando sopra la linea pericolosa della zona salvezza.

Piccola nota: esordio in serie A per l’arbitro Luca Pairetto, classe 1984 e figlio d’arte. Il papà Pierluigi  è stato uno dei fischietti storici del nostro campionato, nonché designatore di Serie A insieme a Paolo Bergamo e vicepresidente della Commissione Arbitrale dell’UEFA.

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NAPOLI-SASSUOLO 1-1 (15′ Dzemaili; 20′ Zaza)

Sulla carta i rimpianti sarebbero del Napoli, ma per quanto visto sul campo forse è Di Francesco a dover mordersi le mani. Il Sassuolo vuole rialzare la testa dopo il tonfo casalingo con l’Inter e gioca una partita accorta e orgogliosa, lottando su ogni pallone e tenendo bene il campo. Il Napoli, invece, appare stanco e forse presuntuoso: colpa non solo del turn-over di Benitez, comunque necessario visti i numerosi impegni ravvicinati dei partenopei, ma anche dell’appannamento di alcuni giocatori chiave, primo tra tutti Marek Hamsik, impalpabile. Eppure, il match sembrava mettersi bene per gli azzurri, in rete al quarto d’ora grazie a una bella conclusione di Dzemaili dalla distanza. Invece, una disattenzione difensiva concede il pareggio al Sassuolo: Cannavaro è troppo molle in chiusura su Zaza, che è bravissimo nello spostarsi sulla sinistra e calciare di forza sotto la traversa, fulminando Reina. Lo stesso attaccante lucano mette ancora in crisi la retroguardia dei padroni di casa con veloci contropiede e sul finire del primo tempo si divora una nitida palla gol, concludendo sul portiere dopo una respinta di Mesto sulla linea. Il Napoli non riesce a cambiar marcia, nonostante qualche buono spunto di Mertens. L’occasione più grossa capita sul piede di Fernandez, che sugli sviluppi di un corner non riesce a superare il bravo Pegolo da pochi passi, concludendo proprio sulle gambe del portiere, già lanciato in volo dall’altra parte. Il pareggio regge fino alla fine, nonostante i tentativi di assedio degli uomini di Benitez che, però, non producono particolari allarmi agli avversari: e anche le conclusioni dalla distanza sono ben sventate da Pegolo. Il Sassuolo potrebbe far male in contropiede, anche perché dietro il Napoli non sembra per nulla sicuro, ma l’inesperienza e la fretta di concludere tradiscono i neroverdi. Si ferma la cavalcata azzurra, chiamati ora già sabato a riprendere la corsa: il turno infrasettimanale risulta ancora indigesto ai napoletani, che già in passato avevano incontrato difficoltà (chiedere a Chievo Verona e Atalanta, ad esempio). Per il Sassuolo e Di Francesco, missione compiuta: sconfitta con l’Inter non certo dimenticata ma di sicuro superata sul piano mentale, e soprattutto la conferma che Zaza può essere un valore aggiunto. Così come Pegolo, che potrebbe dare quella sicurezza che né Rosati né Pomini avevano fin qui garantito. E primo punto, storico, in serie A, conquistato per altro su un campo difficile come quello del San Paolo: il campionato della squadra del patron Squinzi deve ricominciare da qui.

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PARMA-ATALANTA 4-3 (19′ Mesbah, 28′, 40′ Parolo, 35′ Rosi; 20′ Bonaventura, 44′ Denis, 79′ Livaja)

Gol, emozioni, espulsione (Amauri per proteste): non è mancato niente al Tardini, neppure i rimpianti per Colantuono e i suoi. Il Parma parte fortissimo e al 35 è già sul 4-1. Ma gli uomini di Donadoni forse si rilassano troppo e concedono spazio all’Atalanta, che proprio allo scadere segna con Denis il gol che riaccende la speranza. La ripresa si apre con gli attacchi dei nerazzurri, ma la squadra di casa regge bene, anche se Livaja riapre definitivamente il match a dieci minuti dalla fine: l’Atalanta tenta il tutto per tutto ma il Parma, nonostante l’inferiorità numerica, riesce a conquistare una vittoria, la prima quest’anno, fondamentale per la classifica. I bergamaschi restano invece a soli 3 punti e, soprattutto, scricchiolano in fase difensiva: non basta a Colantuono il grande potenziale in attacco, con Denis e Bonaventura che possono anche ambire a palcoscenici più importanti, se poi dietro si balla (e anche Consigli non riesce a metter pezze come in passato). Donadoni si gode la bella serata dei suoi centrocampisti, ma ancora non festeggia il gol di Amauri (espulso per proteste plateali con la sua squadra in vantaggio, davvero uno scatto incomprensibile), né di Cassano, fermato dal palo.

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SAMPDORIA-ROMA 0-2 (65′ Benatia, 89′ Gervinho)

Non cambia il copione della Roma: primo tempo di attesa e studio e ripresa d’attacco, in cui trova il gol e vince. Garcia fa cinque su cinque e guarda tutti dall’alto della classifica: nessuno ci avrebbe scommesso, e invece il tecnico francese è riuscito a plasmare la squadra in pochissimo tempo (l’urlo di De Rossi dopo il gol del vantaggio è simbolico, in questo senso). Alla Roma non manca qualità di gioco e di uomini, né la quantità: il mini-turnover, con Totti in panchina, non ha provocato particolari problemi, De Sanctis è rimasto ancora imbattuto, mentre festeggiano il primo gol Benatia, grande acquisto per il reparto difensivo ma in grado anche di ottimi colpi in avanti, e soprattutto Gervinho. La cura del suo ex allenatore al Lilla sembra aver restituito smalto all’esterno ivoriano, che invece all’Arsenal si era un po’ perso. E bisogna ricordare che la Roma non partecipa a competizioni europee e può quindi destinare tutte le sue energie al campionato: c’è spazio per una grande sorpresa? In casa Samp non c’è molto da aggiungere: ennesima sconfitta in campionato, squadra in piena zona retrocessione, la luce in fondo al tunnel sembra ancora lontana. Delio Rossi dovrà dare una scossa ai blucerchiati, attesi già sabato a un difficile incontro a San Siro col Milan.

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TORINO-VERONA 2-2 (36′, 53′ Cerci; 44′ Gomez Taleb, 67′ Jorginho)

Due volte avanti, due volte raggiunto: il Torino manca ancora l’appuntamento con la vittoria in casa, dopo l’altra rimonta subita dal Milan, e perde due punti importanti in chiave salvezza. Bene il Verona, che esce dall’Olimpico con un pareggio utile e indicazioni importanti per il futuro. I granata si affidano sempre più a Cerci, autore di una doppietta (che lo proietta in testa alla classifica dei marcatori con 5 reti in altrettante gare), ma gli altri attaccanti (Meggiorini e Immobile, ieri tenuto inizialmente in panchina) latitano un po’. Mandorlini invece conferma di avere una squadra solida e di poter contare sull’esperienza e il peso di Luca Toni, affossato in area da un difensore nell’occasione del fallo che ha portato al rigore del pareggio definitivo. Il 2-2 finale serve comunque a fare un passettino in avanti a entrambe le squadre. E l’attenzione del Torino e di Ventura si può concentrare ora sul derby del prossimo turno.

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