Come promuovere un turismo sostenibile

Quali sono gli effetti del turismo di massa? Perché può portare più svantaggi che benefici?

Una statistica pubblicata nel 2017 su Idealista lascia abbastanza sorpresi. Qual è secondo voi il mattone più caro d’Italia?

Quasi tutti di primo acchito risponderebbero Milano o Roma, notoriamente conosciute come le città più care in cui vivere, a partire dai prezzi delle case.

La statistica qui esposta mostra, però, una situazione leggermente diversa. Milano e Roma sono, infatti, rispettivamente al secondo e terzo posto, quasi a pari merito, con un prezzo delle case che si aggira intorno ai 3.000 euro al m².

Al primo posto svetta, invece, l’incomparabile Venezia, che si distacca anche un bel po’ dalla medaglia d’argento, superando i 4.000 euro al m².

Questa condizione è strettamente legata al fenomeno turistico, in particolare al turismo di massa che attanaglia la città da qualche anno a questa parte. Trovare casa a Venezia è praticamente impossibile, perché tutti gli appartamenti, o quasi, sono ormai a locazione turistica.

Il mercato turistico si alimenta a scapito della residenzialità. Questo avviene anche a causa dei pochi controlli sugli affitti e degli speculatori del settore immobiliare turistico, non residenti a Venezia, che hanno affinato strategie per l’acquisizione di appartamenti da utilizzare come locazione turistica senza alcuna autorizzazione e in frode alla legge.

Quali possono essere, quindi, eventuali soluzioni per far sì che città come Venezia non vengano definitivamente distrutte dal turismo?

Scopriamolo insieme.

I flussi turistici

Nell’ambito dei flussi turistici internazionali nel mondo, l’Europa come macroarea è quella con il maggior numero di arrivi internazionali, con 671 milioni di arrivi nel 2017 ed una previsione di 744 milioni di arrivi per il 2030.

Al secondo posto, con un bel po’ di distacco, con “soli” 324 milioni di arrivi, troviamo Asia e Pacifico.

L’interesse dei turisti per l’Europa è sicuramente legato alla presenza nel vecchio continente di numerose testimonianze storiche, città medioevali,  oltre a paesaggi straordinari, dalle coste frastagliate dell’Atlantico, alla macchia mediterranea, alla tundra lappone.

E dov’è che troviamo la più alta varietà di paesaggi, dal mare della Sicilia, alle vette più alte d’Europa? In quali città c’è la più alta concentrazione di opere d’arte?

La risposta ovvia è l’Italia, che rientra nei primi 10 paesi del mondo per entrate ed arrivi turistici internazionali, e si classifica terza tra i paesi dell’Unione Europea per la domanda alberghiera, subito dopo Spagna e Germania.

Nell’ambito italiano, la regione con il maggior numero di presenze alberghiere, dopo il Trentino Alto Adige, è proprio il Veneto. Coerentemente con quanto mostrato all’inizio, Lombardia e Lazio sono rispettivamente al quarto e quinto posto.

Ma guardando bene, anche le altre regioni più alte nella statistica (Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana) confermano la relazione tra prezzi delle case e turismo. Tornando alla statistica iniziale, infatti, subito dopo Roma le città più care erano proprio Bologna, Pisa e Trento.

Convivere con il turismo di massa

L’aumento dei prezzi è solo una delle conseguenze del turismo di massa. Il centro storico di Venezia è in lotta ogni giorno per la sua sopravvivenza.

Proprio l’eccessivo costo delle case ha costretto la popolazione, in particolare le nuove generazioni, ad abbandonare il centro storico e a spostarsi verso zone più accessibili sulla terraferma.

Il flusso turistico a Venezia, grazie soprattutto alla diminuzione del costo dei trasporti aerei che l’ha resa facilmente accessibile, è costantemente aumentato negli ultimi decenni, raggiungendo i 30 milioni di pernottamenti all’anno nel 2015.

L’aumento dei turisti è direttamente proporzionale alla diminuzione della popolazione residente, che dal 1950 ai giorni nostri è passata da quasi 180.000 abitanti agli attuali 50.000.

Anche il costo degli affitti dei locali commerciali fa sì che sempre più attività, dalla ristorazione agli artigiani, vengano svendute a scapito delle realtà locali.

I viaggi ed il Web 2.0

Venezia è solo un esempio. Il problema del turismo di massa è molto diffuso, dalle città come Amsterdam e Barcellona, a luoghi teoricamente paradisiaci, come la spiaggia di Maya Bay in Thailandia, resa talmente famosa dal film “The Beach” da dover essere chiusa a tempo indeterminato per far riprendere il suo ecosistema dai danni causati dai visitatori.

Città come Napoli, con flussi turistici in aumento, rischiano di seguire la stessa strada e di perdere la loro autenticità, per adesso ancora intatta.

Ma con tutte le bellezze di questo mondo, come mai i turisti affollano sempre le stesse piazze, le stesse calli e le stesse spiagge?

Il motivo è da ricercare probabilmente nel modo in cui i turisti organizzano le loro vacanze.

Una statistica effettuata nel 2018 negli Stati Uniti mostra che il 58,2% degli intervistati utilizza contenuti generati stesso dagli utenti su internet per pianificare un viaggio ed il 54,6% si basa su contenuti pubblicati sui social media.

Ben il 58,9% utilizza il cellulare per accedere ad informazioni sui viaggi. L’utilizzo del cellulare è diventato ormai imprescindibile anche durante i viaggi; il 52% dei viaggiatori ne fa uso durante i loro viaggi. Tra questi il 94% cerca cose da fare, l’80% utilizza le mappe per orientarsi ed il 75% cerca ristoranti.

Diventa quindi fondamentale sfruttare questo fenomeno per indirizzare le persone ad un diverso tipo di turismo.

I beacons

La tecnologia dei beacons è stata introdotta sul mercato nel 2013.

I beacons sono dei piccoli dispositivi che utilizzano la tecnologia Bluethoot Low Energy per trasmettere codici a smartphone e tablet localizzati entro una distanza variabile tra 10 cm e 70 m.

I dispositivi, molto semplici ed economici, devono essere abbinati ad un’app o ad una piattaforma, capace di tradurre in un determinato contenuto il codice inviato.

Tramite i beacon è possibile veicolare moltissime informazioni, da documenti, a foto e video, a sondaggi, per realizzare campagne di proximity marketing.

Per il momento i beacons non hanno ancora avuto un boom, ma sono già abbastanza utilizzati in ambito retail.

Il loro impiego può, però, essere molto vasto, dai trasporti agli eventi, dall’ospitalità ai musei, dal mobile marketing al real estate. Proprio per questo è previsto che entro il 2026 il mercato dei beacons aumenti in maniera esorbitante, raggiungendo i 26 milioni di dollari nel solo settore del retail.

I beacons per un turismo sostenibile

Ad oggi già alcuni tentativi di utilizzare la tecnologia dei beacons in ambito turistico sono stati effettuati.

Durante la SAIL Amsterdam, una fiera che veicola ogni anno migliaia di turisti, sono stati testati dispositivi che raggiungono una distanza anche di 300 metri.

Già esistono, poi, piattaforme che impiegano la tecnologia dei beacons negli ambiti più disparati, vedi, ad esempio, Xamoom e Nearit. In entrambi i casi si parla della possibilità di poter sfruttare i beacons per il turismo.

Con i beacons sarebbe possibile intercettare i turisti condividendo le informazioni che più riteniamo opportune, distribuendo, quindi, i flussi turistici su aree più ampie.

In particolare, nell’ambito delle vacanze e delle smart cities è possibile:

ottenere dati importanti sugli utenti, come nome, età, sesso, gusti e preferenze, localizzazione, per campagne altamente mirate;
inviare avvisi sulla città, comunicare tempestivamente con gli utenti ed informarli sullo stato dei sistemi di trasporto pubblico o altri importanti aggiornamenti sulla città in base alla posizione degli utenti dell’app;
creare una rete di imprese e attrazioni per cittadini e turisti;
– informare, intrattenere e guidare i residenti ed i visitatori, promuovere i punti di interesse della città, i punti di riferimento e i luoghi storici;
annunciare eventi o informare sui progetti in corso;
guidare i turisti nello shopping, inviare loro offerte speciali e coupon mentre passeggiano nella città;
generare nuove opportunità di guadagno per le imprese locali fornendo raccomandazioni agli utenti;
mostrare offerte turistiche, che sarebbero altrimenti difficilmente fruibili, sulla mappa o mentre passano vicino ad un beacon;
i messaggi ricevuti dagli utenti possono essere arricchiti con contenuti digitali per creare uno storytelling o un effetto wow;
avere a disposizione strumenti per l’analisi della campagna effettuata;
ottenere feedback dai turisti e dai cittadini su cosa vorrebbero migliorare o vedere in città.

In conclusione

Il turismo, se di massa e non responsabile, può portare più danni che benefici ad una città e ai suoi cittadini.

Il turista può, però, essere responsabilizzato, senza usare metodi estremi come l’#EnjoyRespectVenezia, ma con informazioni veicolate nel modo più consono al giorno d’oggi, ossia con l’uso degli smartphone o tablet, ormai irrinunciabili compagni di viaggio.

Possiamo diffondere informazioni che riteniamo utili e far defluire i flussi che normalmente si concentrano solo in determinate aree per andare a ripopolare zone altrimenti semi-sconosciute.

Possiamo scegliere di portare il nostro utente da un artigiano locale, o ad un centro sub, che difficilmente conoscerebbero in altra maniera, con campagne mirate a seconda dei suoi interessi.

Tutto ciò sembra un sogno, ma potrebbe essere ben presto realtà..

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