Intervista a Francesca Gaeta, vincitrice di UpperApp con la sua HEMME

[highlight]Studentessa di Medicina, è stata premiata per il progetto di Help My MEmories, un’app ideata per operare nel campo dell’assistenza sanitaria e destinata a medici, terapisti, psicologi e familiari dei pazienti affetti dal Morbo di Alzheimer[/highlight]


Vive a Solofra la giovane studentessa di medicina vincitrice della prima edizione di UpperApp, “Festival nazionale delle idee e applicazioni mobile ideate dagli studenti di tutte le Università italiane”.

Pensato per valorizzare la creatività e le competenze dei giovani studenti delle Università italiane nella progettazione e nello sviluppo di applicazioni per dispositivi mobile, UpperApp è un’iniziativa di Agorà Telematica, società specializzata in web marketing e contenuti digitali, che ha ottenuto il sostegno di MD-Discount, Società Sportiva Calcio Napoli e WWF Italia, oltre al patrocinio del Comune di Napoli, dell’Università degli Studi di Salerno, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Università “Carlo Bo” di Urbino, Università Federico II di Napoli e Associazione Pubblicitari Professionisti.

80 giovani talenti, tra studenti universitari e neolaureati provenienti da ventidue Università italiane, hanno presentato 36 progetti, tra i quali sono stati scelti i vincitori, attraverso una votazione online che ha visto la partecipazione di oltre 2500 persone.
Il premio per la migliore App pubblicata è andato a Stefano Munarini e Gabriele Bonadiman, studenti di Informatica presso l’Università degli Studi di Trento, per “Libretto Universitario”, un’applicazione gratuita che permette di gestire il proprio libretto ed avere statistiche, grafici ed informazioni sugli esami, sempre a portata di “touch”.

Il premio per il miglior progetto di App è stato assegnato, invece, a Francesca Gaeta – iscritta alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno – per “Help My MEmories – HEMME”, ideata per operare nel campo dell’assistenza sanitaria e destinata a medici, terapisti, psicologi e familiari dei pazienti affetti da Morbo di Alzheimer.

Francesca ha acconsentito a rilasciarci una breve intervista, che riportiamo di seguito.


Francesca, com’è che una studentessa di Medicina finisce con il ritirare un premio per il progetto di un’applicazione per dispositivi mobile? Cosa ti ha spinta a partecipare a questo festival?

Sono entrata nel mondo delle app mobile per caso. Ho un particolare interesse per le tecnologie digitali e sono affascinata dal modo in cui queste possono migliorare il campo medico. Ho deciso di partecipare al concorso UpperApp perché mi è piaciuto fin da subito lo spirito di innovazione, con particolare attenzione ai giovani, che lo animava.

La tua App si chiama Help My MEmories – HEMME, ed è destinata a coloro che vivono o lavorano a contatto con pazienti affetti dal Morbo di Alzheimer. Ci spieghi come funziona e perché hai deciso di dedicarti a questa patologia in particolare?

La mia app è pensata per il terapeuta e il familiare, per il medico e per il paziente. Cerca dunque di raggiungere un pubblico ampio concretamente. Hemme si propone di diventare un supporto digitale nella stimolazione sensoriale .
L’app è strutturata in tre canali principali: l’archivio, sede vera e propria del materiale per la terapia; la cartella clinica digitale, per gli specialisti come medico di base, neurologo o geriatra; il GPS, per il paziente e per la sua localizzazione durante gli eventi di smarrimento.
Ho deciso di dedicarmi a questa patologia poiché, avendola conosciuta da vicino, mi ha impressionato quanto questa possa annullare una persona eliminandone il ricordo.

Secondo le stime presentate dagli esperti in occasione della VI Conferenza nazionale sui dispositivi medici entro il 2015 verrà raggiunto il tetto di 500 milioni di app mediche. Qual è la tua opinione in merito? Pensi che le app possano essere un valido strumento anche per medici e personale sanitario?

Credo fortemente che le app possano divenire uno strumento rapido e semplice al servizio della medicina. Ciò non dovrebbe sorprenderci alla luce del fatto che solo qualche anno fa parlare di computer negli ospedali, per esempio, sembrava fantascienza. Oggi, invece, l’informatica è ben inserita nel nostro tessuto ospedaliero, tanto che si parla di “telemedicina”. Un punto da tener sempre presente a parer mio è che le app, ma anche gli altri strumenti digitali, debbano essere sempre testati e controllati da personale esperto e competente. E’ impensabile affidare a un paziente un’app senza la guida del medico.

Per ora, HEMME è solo un progetto. Pensi di trasformarlo in una vera e propria app? E come intendi farlo?

Con la vittoria del primo premio ho vinto proprio lo sviluppo dell’app . Avrò la possibilità di lavorare con il team di esperti di Agorà Telematica che metterà a disposizione il proprio know how in base ai miei progetti. Chiaramente, come ogni idea che si rispetti, ho già pianificato in parte la struttura dell’app.

Sei iscritta al quarto anno di Medicina presso l’università di Salerno. Partendo proprio da HEMME, pensi di specializzarti in malattie neuro-degenerative?

Il mio interesse verso le malattie neuro-degenerative non inizia propriamente con HEMME, ma è qualcosa maturato nel tempo. Ho la fortuna e l’onore di aver iniziato recentemente ,con un team d’eccellenza, un training per acquisire gli strumenti giusti da utilizzare in futuro nel campo della ricerca in Neuroscienze, dunque anche in patologie come l’Alzheimer.


Facciamo a Francesca un grande in bocca al lupo, e chiudiamo questa intervista con una considerazione. Stimolare gli studenti universitari a mettere in mostra il proprio talento e la propria creatività, magari nel settore dell’innovazione tecnologica, dovrebbe rappresentare una consuetudine nelle Facoltà italiane, spesso costruite attorno a programmi didattici distanti dalla realtà.

Quindi, ben vengano iniziative come UpperApp, e speriamo che ne nascano altre. 

*Photo Credit: Antonio Notari per Contrordine

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