Maria Carla Morosini, una promessa disillusa

[highlight]Il mondo del calcio, distratto, dimentica Maria Carla Morosini[/highlight]

Il mondo del calcio impazza e impazzisce, in tempi di mercato: non c’è quotidiano, sito, blog sul quale non riecheggino le trattative, reali o presunte, delle società, così come  non c’è bar, autobus o ufficio dove novelli allenatori e improvvisati procuratori non discutano animatamente su soluzioni che mai avrebbero condiviso.

Tutti, come ogni estate, riscoprono che i calciatori, salve le dovute eccezioni,  altro non sono che dei mercenari, persone che prestano la propria opera dietro compenso, le cui scelte sono quindi dettate dal denaro certo e da ipotetici fasti.

L’indignazione dilaga, la rabbia acceca, le cifre che riecheggiano appaiono unanimemente come uno schiaffo alla miseria. Tutti d’accordo, salvo poi ritrovarsi tra poche settimane a idolatrare il nuovo beniamino della propria squadra del cuore.

Perché il mondo del calcio è così, tutto un po’ sopra le righe, e i suoi protagonisti sembrano vivere al di fuori della normalità, in una dimensione “sovrumana”.

Naturale, quindi, che diventi fortissimo ogni impatto con la realtà vera, con i problemi e i drammi che ogni giorno si consumano. E che la morte di un compagno di squadra, per di più in campo, generi emozioni e reazioni anch’esse dilatate.

Il 14 aprile 2012, durante l’incontro tra Pescara e Livorno, Piermario Morosini si accasciò al suolo per non rialzarsi piùIl Moro non era il solito giovanotto di belle speranze omaggiato dalla vita di un talento e baciato dalla fortuna, ma anche un ragazzo dalla difficile e drammatica storia familiare.

La morte dei genitori e di un fratello avevano già segnato la sua esistenza, lasciandogli in eredità l’enorme responsabilità della cura della sorella Maria Carla, grave disabile psichica.

La morte di Mario colpì quindi ancora più brutalmente, quando ne fu divulgata la tragica vicenda personale, e tutti, nessuno escluso, si dissero pronti a prendersi cura vita natural durante di Maria Carla, una giovane che sembrava essere diventata la sorella di tutti.

La proposta di creare un vitalizio era stata lanciata dal Livorno, la squadra in cui militava Piermario, mentre il capitano dell’Udinese, Antonio Di Natale, si fece portavoce degli intenti della sua squadra. Tutti furono però  messi a tacere dal presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi, che dichiarò:

[quote]«Ritengo sia mio dovere personale e quello dell’Atalanta prenderci cura per sempre di Maria Carla Morosini così come avrebbe fatto Piermario se la sua esistenza non fosse stata tragicamente stroncata. Maria Carla Morosini sarà per sempre parte della famiglia atalantina e non dovrà mai preoccuparsi di nulla»[/quote]

Spenti i riflettori, come accade nelle migliori famiglie, gli intenti sono rimasti tali, e pian piano è scemata l’attenzione sulla vicenda.

La giovane, però, continua ad avere bisogno di aiuto: almeno di cure e di assistenza, se non di affetto e sostegno. Invece, si è ritrovata avvolta dall’indifferenza. Ecco quanto denuncia, proprio in questi giorni di delirio precampionato,  la testata Bergamo News.

Pronta è arrivata la smentita degli interessati: in particolare, con una nota ufficiale l’Atalanta ha rigettato le accuse, precisando anzi di aver ottemperato a quanto promesso. La società invoca inoltre il diritto alla riservatezza per non fornire i dettagli del proprio operato.

Impossibile, al momento, verificare come stiano davvero le cose. Anche perché c’è una sola cosa che conta: Maria Carla Morosini non deve essere dimenticata né abbandonata.


1 commento su “Maria Carla Morosini, una promessa disillusa”

  1. Pingback: Serie A, la griglia di partenza del campionato – Zona salvezza -

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto