Confederations cup: tra calcio e proteste il mondiale in Brasile è in bilico?

[highlight]Confederations Cup: scontri e proteste evidenziano le difficoltà sociali di un paese cresciuto troppo in fretta[/highlight]


La protesta in Brasile non accenna ad arrestarsi, dopo gli scontri prima e dopo la semifinale tra Spagna e Italia e i tafferugli di Belo Horizonte prima di Brasile – Uruguay, altri cortei di protesta sono programmati in almeno 18 città, tra cui Rio de Janeiro e San Paolo. Intanto la Confederations cup è arrivata al passo conclusivo, la finale che vedrà affrontarsi  nella notte di domenica la Spagna che per l’ennesima volta ha eliminato l’Italia, e il Brasile che ha vendicato ‘O Maracanaço’ e ha eliminato in una partita sofferta l’Uruguay, si giocherà in un clima di forte tensione.

I tafferugli dei giorni scorsi di  Brasilia, Vitoria, Porto Velho, Teresina e, soprattutto, Belo Horizonte, durante la semifinale e la notizia della morte di un giovane di 21 anni a Belo Horizonte, uno dei feriti dopo gli scontri avvenuti mercoledì, hanno oscurato lo spettacolo calcistico. Questi avvenimenti stanno mettendo in mostra i grandi problemi del mostro economico brasiliano e i grandi squilibri sociali che solitamente vengono oscurati sia dagli indici economici che dall’attenzione mediatica incentrata ad esaltare il fenomeno sportivo.

Al centro della protesta c’è un’economia in rallentamento, gli scandali per corruzione e i 12 miliardi di dollari spesi per gli stadi dei Mondiali di calcio 2014. L’aumento dei prezzi dei biglietti dei treni è solo un simbolo che fa scendere in piazza milioni di persone con gli slogan di progresso per tutti e ospedali, scuole e qualità di vita, tra i portavoce il Movimento Passe livre che si batte per il passaggio da un sistema di trasporto privato a pubblico. Ma nel fondo c’è un contesto grigio, sommerso, di soggetti rimasti ai margini della società. Sono i residenti delle favelas. Lavoratori che rappresentano le fasce deboli della popolazione che a causa della speculazione immobiliare e della nuova ricchezza, rischiano di perdere anche il ‘privilegio’ di vivere in favelas. Questo succede non solo a causa delle rimozioni ufficiali in alcune aree abitate per far spazio ai progetti sportivi, ma anche per effetto del fenomeno identificato con il nome di ‘rimozione bianca’. Essa è favorita dalla crescita dei prezzi dei beni di consumo dopo la pacificazione delle zone che ha rivalutato il costo degli immobili.

In questo contesto si giocheranno domenica le finali, lo sport è abituato ad andare avanti, a non guardarsi intorno, nello spirito dello ‘show must go on’ come per le Olimpiadi di Pechino e i mondiali in Sud africa, ma gli avvenimenti brasiliani, oltre che le primavere arabe, turche e iraniane permetteranno di nuovo questo in futuro? I prossimi mondiali in Brasile, le Olimpiadi di Rio de Janeiro e i già programmati mondiali di calcio in Russia  e in Qatar saranno un altro duro banco di prova. Potrà ancora il mondo dello sport e dell’informazione voltare la tesa dall’altra parte e ignorare ancora tutto quello che succede senza esserne travolto?


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