Le pensioni d’oro e l’incoerenza del Ministro Giovannini

[highlight]Pensioni d’oro, d’argento o di bronzo.  Per il Ministro Giovannini toccarle non servirebbe a niente[/highlight]


Agli inizi di giugno la Corte Costituzionale ha bocciato il contributo straordinario deciso dal governo Monti del 5% per le pensioni sopra ai 90.000 euro l’anno e del 10% per la parte superiore ai 150.000 euro. Oltre il danno, la beffa; avranno tutti diritto al rimborso degli importi trattenuti dalle loro pensioni.
Sulla questione ci sono due scuole di pensiero, molto banali se vogliamo. Da una parte c’è chi sostiene l’illegittimità dell’esproprio, poiché la pensione è un diritto acquisito da garantire ad ogni costo; d’altra c’è chi, giustamente, sostiene la necessità di stabilire un tetto massimo per il vitalizio e una più equa redistribuzione.
Il governo Monti, con i tutti i suoi difetti, aveva cercato di affrontare il problema chiedendo questo contributo, chiamiamolo di solidarietà, per ridurre gradualmente la spesa previdenziale del nostro Paese. La Corte Costituzionale ha invece ritenuto opportuno dichiararlo illegittimo perché discriminatorio, dato che toccava i redditi dei soli pensionati e non di tutti i lavoratori.
Tutto chiaro, anche se il problema è ancora lì. Se ne parla poco, e quando si fa la chiarezza e la coerenza non sono all’ordine del giorno. Un esempio d’incoerenza, il più autorevole se si pensa che parliamo del Ministro che ha competenza diretta sulla questione, è l’ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini, attuale titolare del Dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ieri, in due momenti differenti, fa fatto delle dichiarazioni in netta contrapposizione tra loro. In un’intervista rilasciata al giornale online Linkiesta, condotta da Marco Fattorini, al ministro viene posta la seguente domanda:
Altro tema su cui lei ha annunciato cambiamenti è quello delle pensioni d’oro. Come la mettiamo con l’ostacolo costituzionale dei diritti acquisiti?
La risposta alla domanda del giornalista è stata questa:
[quote]Lo strumento dei diritti acquisiti bocciato dalla Consulta è un altro problema e riguardava l’omogeneità di trattamento tra redditi pensionistici e redditi non pensionistici. Proprio perché la materia è complessa, piena di giurisprudenza, stiamo valutando soluzioni per avere un provvedimento che sia inattaccabile dal punto di vista costituzionale e da quello dell’equità. Stiamo studiando la questione proprio in questi giorni[/quote]
La frase “stiamo valutando soluzioni” lascia intendere che al ministero abbiano già in mente qualche idea per superare lo scoglio dell’incostituzionalità. Di conseguenza, la questione delle pensioni d’oro sembrerebbe essere una delle priorità del Governo di larghe intese presieduto dal Premier Enrico Letta.
Sempre ieri, però, durante il suo intervento al meeting di Rimini, il Ministro ha invece sostenuto l’inefficacia di una misura di riduzione delle pensioni d’oro, in quanto gli effetti sulla stabilità del bilancio dello Stato sarebbero minimi.
Delle due, l’una. Se sosteniamo la necessità di tagliare progressivamente i vitalizi molto elevati per cercare di contenere una spesa previdenziale che fatica a essere coperta a causa del livello di disoccupazione, quindi della diminuzione dei contributi versati, non possiamo un attimo dopo dire l’esatto contrario.
Dalla discussione, comunque, emerge un reale ostacolo da superare: l’illegittimità costituzionale. In tal senso molto utile potrebbe essere la proposta di legge elaborata e promossa dal senatore di Scelta Civica e giuslavorista Pietro Ichino. L’idea di fondo è molto semplice. Il taglio deve essere eseguito solo ed esclusivamente su quelle pensioni che non hanno un corrispettivo di contributi versati che le giustifichi. In poche parole, chi riceve un vitalizio direttamente proporzionale ai contributi effettivamente versati non deve rientrare nell’elenco dei pensionati d’oro cui ridurre l’assegno.
Se te la sei meritata, nessuno deve togliertela. Semplice buon senso.

Durante la conferenza, che potete vedere alla fine dell’articolo, il Ministro Giovannini sostiene che:

[quote]Se pensiamo che un intervento sulle pensioni molto elevate generi sufficiente leva finanziaria per intervenire sulle tantissime pensioni meno ricche, non sappiamo fare i conti di matematica[/quote]

Diversi economisti, invece, sostengono che imponendo un limite a 3-4mila euro al mese ai vitalizi che non sono giustificati dai contributi versati durante l’interno arco di vita lavorativa, si potrebbe ridurre la spesa previdenziale dai tre ai cinque miliardi l’anno.
E’ difficile stabilire chi di loro non sia in grado di fare i conti, ma una cosa è certa. C’è gente che ha lavorato tutta una vita per ricevere una misera pensione minima di poco più di cinquecento euro.
Come dovremmo definirle queste? Qual è il metallo che più gli si addice?

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