Il mercato delle sigarette elettroniche mandato in fumo dal Governo

[highlight]Una campagna mediatica massiccia e l’aumento della tassazione hanno portato al collasso il mercato delle sigarette elettroniche[/highlight]

Negli ultimi mesi, il governo presieduto da Enrico Letta ha condotto una vera e propria battaglia contro le sigarette elettroniche, prima attraverso una campagna mediatica massiccia orientata alla dimostrazione degli effetti negativi da esse prodotti sulla salute di chi le utilizza, successivamente attraverso l’aumento delle accise.

Il perché uno Stato che detiene il monopolio, e quindi guadagna, sulle sigarette tradizionali e sul tabacco in genere, possa essere spinto a impedire la diffusione di un prodotto non assimilabile al tabacco, senza combustione e, generalmente, utilizzato come sostegno per smettere di fumare, è davvero molto difficile da comprendere.

Sempre che non si voglia essere maliziosi e pensare che le e-cig abbiano prodotto un calo nelle vendite di tabacco vertiginoso nell’arco del 2012 tale da spingere l’esecutivo a correre ai ripari per evitare di perdere altre entrare.

Iniziamo con l’analizzare i presunti danni che le sigarette elettroniche provocano sulla salute dei consumatori abituali. Uno studio condotto dalla Fondazione Veronesi ha evidenziato che molti fumatori scelgono di utilizzare le e-cig per tentare di smettere di fumare.

[quote]Il 57% degli italiani che fumano l’ha provata. A sperimentarla sono soprattutto i giovani e il picco massimo lo si raggiunge nelle regioni del Nord-ovest con il 69%[/quote]

Nello studio i ricercatori hanno sottolineato come la sigaretta elettronica non sia assimilabile alle sigarette tradizionali, in quanto viene a mancare l’elemento principale, ovvero la combustione. La e-cig, infatti, funziona attraverso una batteria ricaricabile, e consente all’individuo che la utilizza di inalare vapore acqueo.

Il problema si presenta principalmente in tre occasioni: quando si utilizza un liquido a base di nicotina, che è dimostrato crea dipendenza, quando le si alterna alle sigarette tradizionali, e quando la utilizza chi non ha mai fumato prima.

In effetti la presenza della nicotina è, senza dubbio, un elemento da considerare dannoso per la salute, ma è bene ricordare che non ve n’è traccia negli altri liquidi, che sono invece caratterizzati semplicemente da un aroma particolare.

Interessante è la dichiarazione di Umberto Veronesi, presidente della fondazione omonima, che menziona il problema della gestualità:

[quote]Proprio qui, a mio parere, si inserisce il vero potenziale della sigaretta elettronica: può agire sulla gestualità, che è un elemento chiave di quel complesso di fragilità, ansia, insicurezza che crea il bisogno psicologico di fumare[/quote]

Questa breve analisi ci illustra due cose importanti, la prima è che le sigarette elettroniche non sono tecnicamente assimilabili alle sigarette tradizionali, la seconda è che la battaglia in difesa della salute può essere focalizzata esclusivamente sui liquidi a base di nicotina.

Di conseguenza, un’azione, che sia mediatica o fiscale, non può essere applicata in maniera generalizzata.

È importante, oltre agli aspetti sanitari, valutare l’impatto economico del mercato delle sigarette elettroniche in Italia. Nel solo 2012 le e-cig hanno prodotto un fatturato di 350 milioni di euro, 1,5 milioni di consumatori, 1500 punti vendita dedicati (cioè nati esclusivamente per la vendita delle sigarette elettroniche, nda) all’interno dei quali sono impiegati circa 4000 addetti, senza contare l’indotto e i dipendenti dei negozi già attivi che hanno iniziato a vendere il prodotto.

Bisogna anche sottolineare il fatto che buona parte dei proprietari dei punti vendita sono giovani imprenditori che, investendo il proprio denaro o quello dei familiari, hanno deciso di avviare un’attività, sopperendo così alla mancanza di opportunità di lavoro, vera piaga sociale di questo Paese.

In questi giorni, però, sulle vetrine dei negozi di sigarette elettroniche (quelli che non hanno già chiuso) vengono affissi cartelli con su scritto “fuori tutto”, “in liquidazione”, “svuota tutto”. 1500 attività in fase di chiusura, per colpa della campagna mediatica e del prossimo aumento della tassazione sul prodotto al 58,5%, al quale va sempre aggiunto il 21% (ancora per poco) di Iva, che rende oggettivamente impossibile continuare.

La A.N.a.F.E. l’Associazione Nazionale Fumo Elettronico, si è più volte dichiarata disponibile ad una regolamentazione del settore, purché si seguano delle regole di buon senso.

Ad esempio, è assurdo che l’aumento della tassazione non si applichi solo ai liquidi alla nicotina, ma all’intero prodotto, quindi anche ai cavi usb per ricaricare la batteria a litio, prodotti elettronici utilizzati anche per i cellulari.

Nel frattempo, una fetta abbastanza rilevante della nostra economia, che senza l’intervento dello Stato avrebbe visto un’ulteriore crescita nell’arco del 2013, sta andando, letteralmente, in fumo.

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