M’Barka Ben Taleb, l’intervista alla donna e all’artista

[highlight]Un piacevole incontro con M’Barka Ben Taleb ha portato alla luce il suo pensiero artistico e le sue opinioni sugli avvenimenti degli ultimi tempi[/highlight]

M’Barka Ben Taleb, bravissima artista che ha conquistato il suo pubblico con una voce avvolgente e con una grinta che l’ha portata a conquistare ogni palco su cui è salita, ha aperto per la prima volta le porte di casa sua per rilasciarci un’intervista. In maniera limpida, dettata dalla sua spontaneità, la cantante, attrice (ha recitato infatti al fianco di artisti come John Turturro e Woody Allen), musicista e ballerina di origini tunisine ha risposto sia a domande riguardanti la sua carriera musicale, sia ad altre di più stretta attualità, come si può leggere qui di seguito.

Qual è la tua storia e come sei diventata quella che sei oggi?

Il mio cammino artistico è stato molto sudato e con un gran numero di sacrifici. Ho lavorato con molti artisti ed ho cercato di trarre da loro sempre il meglio, come ad esempio la padronanza del palco. Ho faticato tantissimo per arrivare dove sono ora, al giorno d’oggi, infatti, è molto complicato farsi conoscere soprattutto per chi non è originario dell’Italia. Tutto quello che ho fatto nel mio cammino artistico, a partire dalla corista dietro le quinte di Eugenio Bennato alle mie altre collaborazioni con artisti come Pietra Montecorvino, Siepi, Nello Daniele, Meditamburi, Gipo Farassino, mi hanno trasmesso la passione per la musica e per quello che faccio; quando sono su un palco dimentico il mio pubblico, sono le note ciò che mi trascinano.

Come hai fatto a fondere la cultura napoletana con la cultura tunisina nel tuo album “Passion Fruit”?

Passion Fruit si può definire un inizio, ma non quello della mia carriera musicale. Io cantavo già da molto tempo prima nella mia lingua di origine. Di solito i cantanti emergenti iniziano con le cover, la Ben Taleb, invece, ha fatto un procedimento inverso, ha iniziato con suoi brani per poi arrivare, oggi, a cantare anche cover. Passion Fruit altro non è che una raccolta dei brani che mi stanno particolarmente a cuore e che oggi sono poco ascoltati. Anche quando ho fatto cover di pezzi senza tempo, come Storia d’amore di Celentano, La vie en rose o anche Besame, ho voluto inserire una parte di me e del mio modo di essere. Per quanto riguarda il mix creato, la musica napoletana ha molto in comune con la musica araba, ad esempio entrambe hanno il quarto tono.

Cosa pensi dei mali che affliggono la tua terra di origine e dell’Isis?

Su questo argomento purtroppo c’è troppa poca conoscenza. Esaltano questa guerra definendola guerra di religione. È invece una guerra di ignoranti, di folli. Io dico sempre: “Hitler non era musulmano”. Ciò significa che le menti malate purtroppo nascono e muoiono, fa parte della nostra vita. Se consideriamo dove essi sono nati, vediamo che sono terre arabe. L’islam, però, non è questo. Nel nostro Corano vi è scritto che bisogna rispettare le religioni altrui. Quello che sta succedendo oggi è una guerra per far allontanare e dividere i popoli. Pur avendo origini diverse bisogna unirsi per fare cose belle. Quasi 17 anni fa è stato proposto di fare dei lavori e di aiutare questi paesi che ne avevano più bisogno in modo da poter ridurre anche il fenomeno immigrazione. Ciò però non è mai stato fatto. Se sei circondato da guerra e povertà è normale che cerchi di scappare, perché nella propria terra di origine non esiste modo di sopravvivere e la terra in questione gli è capitata, non è stata scelta. Ciò che chiedo per tutto quello che sta accadendo è pietà. Non dobbiamo pensare alla terra di origine di un altro individuo, perché è l’educazione e il modo di essere a contare realmente qualcosa.

Secondo te qual è il ruolo della donna oggi?

Molti pensano che le donne europee siano molto avvantaggiate, ma io non credo. Siamo più o meno tutte nella stessa situazione. In quale posto del mondo la donna ha raggiunto un certo ruolo senza avere come capo un uomo? Chi avrebbe potuto far ricoprire a una donna un ruolo importante se non l’uomo che lo ha deciso? La donna dovrebbe avere molto di più. Se il mondo fosse guidato dalle donne non ci saranno più guerre, perché se l’uomo è il seme, la donna è la terra. Solo il grembo di una donna può far crescere l’umanità. La donna è la terra e se noi non la trattiamo bene questa terra si brucerà. L’hanno fatta lavorare per procurarle solo più fatica: la donna infatti lavora fuori casa e dentro casa, deve occuparsi del marito e dei figli accompagnandoli a scuola o in palestra. Mentre l’uomo che fa? Lavora sì, ma quando torna la sera trova la tavola pronta e molte altre cose di cui si è occupata la donna. Ci sono anche uomini che aiutano ma non riusciranno mai a fare tutto ciò che fa una donna. Per questo motivo io non vedo la parità dei sessi tra uomo e donna, ma anzi comanderà sempre l’uomo.

Credi, dunque, che questa situazione non si possa cambiare?

Non credo che si possa cambiare perché non siamo abbastanza avanzati e non credo nemmeno che la donna sia realmente pronta al cambiamento. Io vorrei ritornare ai tempi dei nonni: restare a casa, dare tutto per i miei figli e per mio marito e non voglio sapere nulla del mondo esterno. Oggi purtroppo si fa poco o nulla in compagnia del marito. Non c’è più un vero ruolo per l’uomo e la donna. Oggi molte donne vengono maltrattate e uccise, ma per quale motivo? Forse perché siamo arrivate al livello dell’uomo? Il mio consiglio è quello di iniziare le bambine da subito con le arti marziali, perché questo modo è crudele con noi donne e loro devono essere abituate fin da piccole a lottare per difendersi.

Prima hai elencato alcune delle persone con cui hai lavorato, come John Turturro, Woody Allen, Sharon Stone, Vanessa Paradis e molti altri, ma nel dettaglio che segno ti hanno lasciato queste collaborazioni?

Sono rimasta senza parole, perché sono persone che si impegnano sul serio ogni volta. La cosa che ammiro molto di loro è soprattutto l’umiltà. Oggigiorno viviamo in un mondo di persone esaltate e quindi vedere persone di tal genere possedere una tale umiltà e gentilezza, è sempre una sorpresa. John Turturro ad esempio, con il quale avevo collaborato già con Passione, è di una disponibilità unica. Ho cercato di prendere la loro umiltà e renderla mia in qualche modo. Di sicuro sono delle personalità molto importanti e influenti e proprio per questo motivo sembra difficile immaginarseli così semplici, tanto che conoscendoli si rimane molto sorpresi.

La maggior parte degli artisti di oggi si sono fatti conoscere grazie all’attenzione mediatica che possono offrire alcuni talent show. Tu cosa consiglieresti a un giovane artista che si sta affacciando ora al mondo della musica?

Per prima cosa bisogna avere i piedi per terra e considerare qualsiasi opportunità riesca ad avere non come un punto di arrivo, ma di inizio. Il mio maggior consiglio è che per le loro prime esperienze devono cantare in italiano o in napoletano, in quanto sono state le canzoni classiche napoletane a far conoscere l’Italia nel mondo. Molti invece sentono più vicine a loro altre lingue, come ad esempio l’inglese, e cominciano a studiarle fin da bambini. Io credo che invece bisogna cominciare con la propria lingua di origine altrimenti poi è come se perdessi le tue vere radici. Le corde vocali sono predisposte a parlare la propria lingua di origine. Ci sono cantanti come Elisa e Giorgia che hanno studiato molto e chi studia come loro potrà raggiungere grandi risultati. L’importante, per me, è sempre partire giocando in casa.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Con i Meditamburi abbiamo già presentato il disco alla Feltrinelli un po’ di tempo fa e insieme abbiamo anche stabilito la data del debutto al Teatro Bolivar. Sto collaborando anche con gli Anema con cui il 12 febbraio ho fatto un concerto a Foggia. Spero di collaborare ancora con il più grande suonatore di Qanun Bashir Abu al Kher di origine siriana, con cui ho collaborato già precedentemente in Passione e con Luna Rossa. Il mio progetto personale è quello di mettermi a lavoro su un nuovo disco.

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