Legge elettorale. Possibile asse Renzi-Berlusconi sul sistema spagnolo

[highlight]Continua il dibattito sulla nuova legge elettorale. Oggi Contrordine analizza il sistema spagnolo[/highlight]

Dopo aver dato uno sguardo da vicino al cosiddetto Mattarellum, oggi la nostra analisi si concentra sul modello “spagnolo”.

L’ipotesi proposta da Matteo Renzi, ispirata alla legge in vigore appunto in Spagna, sembra essere quella capace di dividere di più le forze politiche e i commentatori per gli eccessivi effetti distorsivi sulla rappresentatività.

Anche perché, nella sentenza sul la Corte Costituzionale ne aveva comunque apprezzato le liste bloccate, costituite da un numero esiguo di candidati.

Ma ecco le caratteristiche principali del sistema spagnolo, proposto come modello anche per l’Italia dal nuovo segretario del Partito Democratico.

Innanzitutto, prevede un meccanismo proporzionale, con circoscrizioni plurinominali su base provinciale e sbarramento del 3% per partecipare alla distribuzione dei seggi, per il Congresso dei deputati, e un sistema maggioritario corretto per il Senato.

Il Congresso dei Deputati

Il Congresso è composto di un numero di Deputati compreso tra un minimo di 300 a un massimo di 400 eletti, provenienti da cinquanta circoscrizioni provinciali, ciascuna con un numero di rappresentanti molto basso. Pur essendoci una rappresentanza minima iniziale, la media è di sette seggi per circoscrizione, ma il numero varia da circoscrizione in circoscrizione (Ceuta e Melilla, ad esempio, vengono rappresentate da un deputato ciascuno) fino ad arrivare agli oltre trenta di Madrid e Barcellona. Si rileva quindi un meccanismo di sbarramento interno che, insieme alla regola del divisore d’Hondt, tende a sovra-rappresentare le formazioni più grandi e localizzate a discapito di quelle medie e piccole più disperse. Tale meccanismo ha una impatto di filtro maggiore della soglia di sbarramento formale del 3% a livello circoscrizionale, che porta a escludere i partiti molto piccoli nelle circoscrizioni più grandi.

Questi elementi, pur avvantaggiando i partiti più grandi, non penalizzano le formazioni partitiche fortemente radicate a livello regionale, i cui consensi sono concentrati in specifiche circoscrizioni. Permette quindi di dare voce alle istanza autonomistiche, bilanciando la rappresentatività popolare con la rappresentatività territoriale. Infatti, le forze regionali che superano la soglia del 3% nella singola circoscrizione possono ottenere rappresentanze parlamentari, seppur di ridotte dimensioni.

Nessun candidato può essere presente in più circoscrizioni. Le liste sono bloccate, senza voto di preferenza (sconosciuto ai sistemi presenti nelle maggiori democrazie dell’Occidente), con un numero esiguo di candidati (solitamente pari al numero di seggi in palio nella circoscrizione) e posti secondo un ordine esplicito così da permettere una relazione stretta e diretta con gli elettori.

Il Senato

Nell’ordinamento spagnolo vige un bicameralismo imperfetto, che esclude il Senato dalla relazione fiduciaria con il Governo e lo relega a determinate competenze per il procedimento di formazione delle leggi. È a composizione mista, in parte elettiva diretta e in parte di secondo grado. La parte a elezione diretta prevede che ogni circoscrizione (individuata nella provincia) abbia un medesimo numero di seggi (cioè quattro). Pertanto, sono eletti direttamente 208 senatori (di cui 188 continentali, 16 delle province insulari e 4 di Ceuta e Melilla). A questi si aggiungono quelli designati dalle Comunità autonome, che non sono numericamente predeterminati dalla Costituzione. Ai seggi spettanti di diritto, uno per ciascuna Comunità, si aggiungono poi i seggi attribuiti in proporzione alla popolazione (uno ogni milione di abitanti della Comunità).

Il meccanismo elettorale per la componente elettiva diretta del Senato è maggioritario, corretto con un meccanismo di voto limitato. Infatti, è possibile esprimere un numero di preferenze (anche a candidati di liste diverse secondo un meccanismo di panachage) che è pari al numero dei seggi elettivi della circoscrizione meno uno. Il mancato rispetto di questo meccanismo rende la scheda nulla.

Applicazione in Italia

Renzi propone un sistema spagnolo proporzionale, con un forte correttivo maggioritario basato su una soglia di sbarramento al 5% (su base nazionale o su base circoscrizionale) e l’introduzione di un premio di maggioranza del 15%, così da poter garantire la governabilità. Queste modifiche però aumenterebbero ancora di più l’effetto già distorsivo del sistema, riducendo ai minimi termini la rappresentatività e rischiando di incorrere nel pericolo di incostituzionalità che si è già presentato con il Porcellum. Per quanto riguarda la suddivisione circoscrizionale, essa appare facilmente adattabile alla realtà italiana con la suddivisione delle attuali circoscrizioni in tante circoscrizioni provinciali autonome. Inoltre, il sistema italiano prevede un bicameralismo perfetto con l’elezione su base regionale dei senatori, che causerebbe comunque rischi di maggioranze diverse nelle due Camere e quindi minerebbe la stabilità di governo.

Governabilità e rappresentatività

Secondo buona parte dei commentatori, il sistema spagnolo ha fornito nel tempo una buona prova sul piano della stabilità, sebbene non garantisca la governabilità a ogni costo. Infatti, prevede la possibilità che ci siano governi di minoranza, che necessitino di appoggio esterno da parte di partiti regionalisti, con il rischio di estrema fragilità. Per quanto riguarda la rappresentatività, la legge è stata oggetto di forti rilievi critici perché tende a sovrarappresentare i partiti più grandi e quelli più radicati nel territorio e, invece, a sottorappresentare fortemente quelli più piccoli o con un consenso più disperso. In ogni caso, secondo alcune simulazioni di applicazione questo sistema al contesto politico ormai tripolare italiano non garantirebbe una maggioranza relativa tale da permettere a una forza politica di governare da sola.

I Partiti

Favorevoli al sistema spagnolo sono Forza Italia, alcune fazioni del Pd e ovviamente la Lega Nord, che vede con favore la sovra rappresentazione data ai partiti radicati localmente, mentre sono del tutto contrari i partiti di medie e piccole dimensioni come il Nuovo Centro Destra, Scelta Civica, i Popolari di Casini e Mauro e Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola. Il Movimento Cinque Stelle, pur accettando il sistema proporzionale (infatti è stata depositata una proposta proporzionale con circoscrizioni di piccole dimensioni, definita Toninellum) rifiuta il premio di maggioranza proposto da Renzi considerandolo del tutto incostituzionale.

Pur essendo ancora aperto il dibattito politico appare chiaro che Renzi voglia trovare al più presto una proposta condivisa e una sua spinta verso il sistema spagnolo, con un eventuale accordo nascosto con Forza Italia, metterebbe senz’altro in crisi l’esecutivo a causa del veto del partito di Alfano.

Che sia una mossa per mettere ancor più pressione a Letta e al suo Governo?

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