Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In Italia c’è ancora molto da fare

[highlight]Molte le manifestazioni di sostegno da parte delle istituzioni, delle onlus, del mondo dello sport e quello dello spettacolo[/highlight]

Il 17 dicembre 1999, tramite la risoluzione numero 54/134, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.

La scelta della data non è casuale: il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L’assassinio delle sorelle Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana.

Attraverso le parole del segretario generale Ban Ki-moon, l’ONU ha voluto voluto ricordare questa piaga, che colpisce circa il 70% delle donne in tutto il mondo.

L’Italia, purtroppo, non fa eccezione, con 128 vittime di femminicidio totalizzate solo quest’anno. Una vergogna per un paese che si definisce moderno e civile, ma che quasi ogni giorno riempie pagine di cronaca con notizie di violenza contro le donne. Il Presidente della Camera, Laura Boldrini, da tempo impegnata per portare avanti una battaglia contro questo fenomeno, ha invitato le deputate a prendere parte alla lettura dei monologhi di Serena Dandini, “Ferite a morte”, una raccolta di storie di donne uccise per mano di mariti, compagni o fidanzati, che sarà al centro anche di un flash mob organizzato in collaborazione con la CGIL di Susanna Camusso.

Anche il Ministero della Salute si sta lentamente muovendo in questo senso: è in fase di sviluppo, infatti, l’istituzione di un percorso riservato alle vittime di violenza nei Pronto Soccorso, e la creazione di punti di ascolto e sostegno psicologico.

Molte le manifestazioni di sostegno a questa battaglia, che coinvolgono personalità dello sport – è il caso delle squadre Salernitana e Frosinone, che sono scese in campo indossando maglie recanti un messaggio anti femminicidio – ma anche dello spettacolo.

Il Telefono Rosa sarà presente al teatro Quirino con il premio Oscar Sharmeen Obaid-Chinoy, autrice del documentario “Saving face”, incentrato sulla pratica mostruosa –  in voga ormai anche in Italia – dell’acidificazione, in un incontro con gli studenti delle ultime classi delle superiori che nei prossimi mesi saranno impegnati a produrre uno spot contro la violenza.

Il fenomeno della violenza sulle donne non è rilevante solo da un punto di vista umano e sociale, ma anche economico. È quanto emerge dall’indagine “Quanto costa il silenzio?”, compiuta dall’associazione Intervita onlus, che ha stimato in 17 miliardi di euro il conto economico di questa piaga, tra costi sanitari, consulenza psicologica, farmaci, ordine pubblico, giudiziari, spese legali, costi dei servizi sociali dei Comuni e dei centri anti-violenza. In Italia ogni anno si verificano circa 14 milioni di episodi di violenza a carico di donne, anche se buona parte del fenomeno resta sommerso. Non va sottovalutato, però, il costo umano che coinvolge non solo la donna vittima diretta della violenza, ma anche i figli, i familiari e gli amici, che partecipano al dolore patito. Sempre stando ai dati di Intervita, in Italia quasi una donna su tre ha subito violenza almeno una volta nella vita. Un dato allarmante, che non ha mai prodotto interventi utili da parte delle istituzioni.

La violenza sulle donne è frutto, comunque, di un problema culturale, derivante da secoli di sottomissione della figura femminile a uomini quasi legittimati a considerarle come oggetti, esseri inferiori destinati alla cura della casa e della famiglia. Con il tempo le donne sono riuscite ad emanciparsi, ma il processo è ancora lontano dall’essere completato. Per farlo, bisognerebbe forse liberarsi di quegli uomini che non riescono ad accettare il benché minimo principio di eguaglianza e di rispetto, convinti, come disse il grande Ennio Flaiano, che la donna non sia altro che «cuoca in salotto, puttana in cucina e signora a letto».

Fortunatamente, è molto di più. 

*La foto di Giacomo Ambrosino è tratta dal progetto fotografico “Don’t touch me”, realizzato da GMphotoAgency, incentrato sul fenomeno della violenza sulle donne. 

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