Il flop del bonus occupazione

Un mancato utilizzo dei fondi stanziati dal governo evidenzia, ancora una volta, la necessità di intervenire su i fattori strutturali che condizionano la crescita.

Una vistosa incongruenza si verifica nel settore del mondo del lavoro, nelle regioni del sud. I tassi di disoccupazione, come è noto, sono altissimi. In alcune regioni raggiungono percentuali drammatiche. E questo malgrado le somme stanziate dal governo, come sgravi per le imprese. E poco utilizzate.

Di conseguenza immaginare che le difficoltà nascono anche dal costo del lavoro e da altre cause, è plausibile. Ovvero le imprese non assumono a causa del notevole costo che deriva dall’assunzione di una persona e, probabilmente, per altre concause.
Come è noto vi sono incentivi nazionali e regionali che aiutano il mondo dell’impresa a limitare i costi.

Il governo, nei mesi scorsi ha stanziato 540 milioni a favore di quegli imprenditori interessati ad offrire un’opportunità di lavoro a giovani residenti nelle regioni meridionali. Questi giovani devono essere in possesso di due requisiti: età inferiore a 25 anni, e lo status certificato di disoccupazione di almeno 6 mesi. Il contributo, consistente in sgravi, è pari a 8000 euro.

Ebbene il paradosso è che di questi 540 milioni, soltanto un quinto, poco più di 100 milioni, sono stati utilizzati dall’apparato imprenditoriale meridionale. Circa 400 milioni risultano ancora disponibili.
Questa situazione, preoccupante nella sua drammaticità, è testimonianza della grave crisi che accompagna l’economia italiana. D’altra parte, come certificato recentemente dall’Istat, la crescita dell’Italia è, in assoluto, la più bassa registrata in tutta l’Europa.

Il Paese ha difficoltà, malgrado qualche timido segnale di ripresa, a stare al passo con gli altri partner, sul piano della competitività e della produzione. E, forse, sta qui il vero problema.

Dopo un boom nelle assunzioni, verificatosi a seguito dei provvedimenti del governo Renzi, tanto che i fondi si rivelarono insufficienti dato la domanda, vi è stato un calo vertiginoso nella richiesta, come accennato. L’impressione netta che si ricava è che gli sgravi non interessano più come nel 2015, anche perchè al Sud è più facile trovare lavoro per un over 50, che per un giovane. A ciò si aggiunga, e non va dimenticato, che i contratti posti in essere nel 2015 avevano una validità di tre anni. E anche questo può aver inciso sul mancato utilizzo dei nuovi finanziamenti.

E’ un problema di grande impatto. Forse è la misura che non interessa più, o stimola più. Tanto è vero che il dato negativo, sull’utilizzo dei fondi, riguarda anche quelli stanziati per le regioni c.d. in transizione (Abruzzo, Molise, Sardegna), e il fondo Garanzia Giovani.

Forse sono opportune altre misure. Ad esempio, una semplificazione della burocrazia, accompagnata da una decisa riduzione del cuneo fiscale, e da un migliore accesso al credito, magari con delle opportune agevolazioni.
Insomma se non si interviene su dati più strutturali, difficilmente si avrà quel tasso di crescita, necessario corollario per aiutare le imprese meridionali a produrre occupazione.

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