Emergency compie vent’anni. Sempre al fianco dei più deboli

Emergency vent'anni[highlight]Da vent’anni l’associazione umanitaria fondata a Milano nel 1994 porta aiuto alle vittime civili delle guerre e della povertà[/highlight]

Dal 1994 Emergency è cresciuta moltissimo, ad oggi è presente in 16 paesi, dove ha costruito ospedali, centri chirurgici, centri di riabilitazione, centri pediatrici, posti di primo soccorso, centri sanitari, un centro di maternità e un centro cardiochirurgico. In alcuni casi, su richiesta delle autorità locali e di altre organizzazioni operanti sul territorio, Emergency ha contribuito alla ristrutturazione e all’equipaggiamento di strutture sanitarie già esistenti.  In questi vent’anni sono circa 6 milioni le persone a cui l’associazione creata da Gino Strada ha portato soccorso.

Portare pace in tempo di guerra

Emergency non è solo soccorso medico chirurgico in zone di guerra, ma anche promozione di una cultura di pace attraverso campagne di sensibilizzazione e portando la testimonianza degli effetti devastanti dei conflitti attivi nel mondo.
Già durante il suo primo anno di attività, infatti, Emergency ha intrapreso la campagna che ha portato l’Italia a mettere al bando le mine antiuomo. Nel 2001, poco prima dell’inizio della guerra all’Afghanistan, ha chiesto ai cittadini di esprimere il proprio ripudio della guerra con uno “straccio di pace”. Nel settembre 2002 ha lanciato la campagna “Fuori l’Italia dalla guerra” perché l’Italia non partecipasse alla guerra contro l’Iraq.
Con la campagna “Fermiamo la guerra, firmiamo la pace”, Emergency ha promosso una raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare “Norme per l’attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell’Onu”, per ricordare ai governanti che la nostra Costituzione sancisce:

[quote]L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo[/quote]

Sostenitrice di una medicina non asservita alle case farmaceutiche e al business della sanità Emergency ha elaborato, in collaborazione con alcuni paesi dell’Africa, un “Manifesto per una medicina basata sui diritti umani”, dichiarando che:

[quote]il «Diritto ad essere curato» come un diritto fondamentale e inalienabile appartenente a ciascun membro della famiglia umana[/quote]

Grazie al suo lavoro e al rispetto di cui gode nel mondo, Emergency è stata giuridicamente riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 1999. Dal 2006 Emergency è riconosciuta come Ong partner delle Nazioni Unite – Dipartimento della Pubblica Informazione.

#20AnniE

Questo l’hashtag creato per condividere l’esperienza di vent’anni spesi al servizio dei più deboli, in quei luoghi nei quali l’uomo con la sua arroganza ha seminato odio e terrore. In tutto questo tempo l’obiettivo di Emergency non è mai cambiato, ovvero quello di offrire assistenza completamente gratuita, garantire cure a chiunque ne abbia bisogno, senza discriminazioni politiche, ideologiche o religiose, dare una risposta sanitaria di elevata qualità, formare il personale locale fino al raggiungimento della completa autonomia operativa, costruire ospedali dedicati alle vittime di guerra e alle emergenze chirurgiche, centri di riabilitazione fisica e sociale, posti di primo soccorso per il trattamento delle emergenze, centri sanitari per l’assistenza medica di base, centri pediatrici, centri di maternità, poliambulatori e ambulatori mobili per migranti e persone disagiate, centri di eccellenza.

20 Anni ripercorsi, grazie alla collaborazione della direzione Comunicazione e relazioni esterne della Rai, in questo video, accompagnato da una lettera scritta da Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency e da qualche anno Presidente dell’Associazione:

“Cari amici,

EMERGENCY compie vent’anni.

Se questi vent’anni fossero una scatola, sarebbe piena di ricordi dei sedici Paesi in cui abbiamo portato aiuto.

Dentro ci sarebbe una punta di lancia. Viene dal Ruanda: 1994, il primo intervento di EMERGENCY. Siamo entrati nell’ospedale di Kigali, che era stato abbandonato, abbiamo riaperto il reparto di ostetricia, dove 2.500 donne hanno ricevuto assistenza e fatto nascere i loro bambini, e quello di chirurgia d’urgenza, curando 600 feriti di guerra. La punta di lancia l’abbiamo trovata entrando nell’ospedale abbandonato. Era vicino a un paziente: era stato ucciso nel proprio letto. Questa è la guerra. Poi l’abbiamo vista in tanti Paesi: diverse le armi, diverso il colore della pelle, ma sempre tragicamente uguali le vittime civili.

Dovrebbe essere una scatola molto grande, per poter contenere le migliaia di disegni che i nostri piccoli pazienti hanno colorato: magari stesi per terra nelle sale giochi degli ospedali, magari in giardino, il giorno delle dimissioni, per farci un regalo prima di tornare a casa.
Sarebbe una scatola piena delle pulitissime divise del nostro personale, simbolo di lavoro, formazione, riscatto sociale. Insieme ai nostri professionisti internazionali, oggi più di 2.200 persone locali lavorano nelle strutture sanitarie di EMERGENCY in sei Paesi.

Un posto particolare nella scatola lo avrebbero le foto delle nostre colleghe: è un’altra cosa di cui possiamo andare fieri. Riusciamo a dare loro un’istruzione e a farle lavorare insieme agli uomini anche nei contesti più difficili per le donne. L’orgoglio e la determinazione con cui ogni giorno queste donne entrano in ospedale è uno dei successi di questi vent’anni.

Nella scatola ci sarebbe anche una tempesta di sabbia del deserto sudanese, dove il Centro “Salam” di cardiochirurgia ripara cuori di adulti e bambini che altrimenti non avrebbero possibilità, ci sarebbe la giungla cambogiana dove abbiamo curato troppi feriti da mina, ci sarebbero le arance che crescono nel nostro Poliambulatorio a Palermo, il sole della Sierra Leone che batte sul Centro chirurgico e pediatrico, ci sarebbero i metri di neve che le nostre ostetriche e infermiere attraversano, in mezzo a una montagna dove non ci sono strade, per dare un’opportunità di cura alle donne incinte e ai neonati che vivono lì.

Se questi vent’anni fossero una scatola, sicuramente ci sarebbe dentro una maglietta con il logo rosso: una per tutte le magliette di EMERGENCY che sono state indossate, regalate, consumate, comprate, vendute. In quelle magliette c’è un modo concreto per contribuire a curare persone, ma c’è anche un’idea che cammina: l’idea che i diritti umani debbano essere, semplicemente, garantiti a tutti.

Che cosa metteremo dentro la scatola, nei prossimi vent’anni? Continueremo a riempirla, insieme, di medicina e diritti. Grazie: per i vent’anni passati, e per i prossimi che costruiremo”.

Cecilia Strada, presidente di EMERGENCY

Grazie Emergency

Per tutto quello che ha fatto Emergency in questi anni non possiamo non dire Grazie. Grazie per aver portato soccorso a chi ne aveva bisogno. Grazie per aver salvato la vita a milioni di persone colpite dall’assurdità della guerra. Grazie per aver permesso a un bambino innocente di poter giocare di nuovo all’aperto. Grazie per aver portato in alto la bandiera dell’Italia dimostrando che prima di tutto viene la solidarietà. Grazie per aver puntato un faro sui valori della pace, coinvolgendo giovani e meno giovani nelle piazze per gridare al mondo che la Guerra è per chi non ha argomenti, e che l’unica via per la salvezza è il dialogo, la comprensione, la fratellanza. Grazie per averci ricordato che la nostra Costituzione è un grande testo pacifista, anche se spesso violata e ignorata. Grazie, soprattutto, per averci ricordato qual è il vero senso del Giuramento di Ippocrate, a cui tutti i medici dovrebbero sempre attenersi.

Perché anche le parole sono importanti, e queste lo sono più di molte altre:

Consapevole dell’ importanza e della solennità dell’ atto che compio e dell’ impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’ uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’ esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’ urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell’Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’ esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall’ “accanimento” diagnostico e terapeutico.

Grazie di tutto. E come si dice al Sud, cento di questi giorni!

*Photo Credits: Federico Luciano, GMPhotoagency

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