Cosa contiene la misteriosa valigetta nera del Presidente Usa

[highlight]Rumors e leggende metropolitane avvolgono questa semplice borsa di pelle nera. Ma perché segue sempre Obama e chi l’ha preceduto?[/highlight]

Esterno –  Giorno – Aeroporto:  Il Presidente degli Stati Uniti d’America scende la scaletta dell’Air Force One e si dirige verso l’auto di rappresentanza che dovrà scortarlo a destinazione. Nel tratto che lo separa dall’auto è circondato da una dozzina di uomini della sicurezza, muscolosi, armati, con indosso un abito scuro con camicia bianca e cravatta abbinata al vestito. Accanto al Presidente metà del suo staff gli mostra dei documenti.  In coda al cordone di sicurezza c’è un uomo vestito con un abito blu che porta delle borse, della grandezza di 24 ore. Una di queste borse è nera, di pelle, e segue il Presidente ovunque vada. Da questa borsa dipende il futuro del Paese, e non solo.

Sembra la scena di un film, uno di quei thriller ad alta tensione su un attentato terroristico sventato dall’eroe di turno con un cacciavite e un po’ di nastro isolante, invece è tutto vero.

Ovunque vada il Presidente degli Stati Uniti d’America è sempre presente una valigetta di pelle nera, importantissima e dal contenuto misterioso e segreto.

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Come potete immaginare, intorno a questa borsa si sono sviluppate molte teorie, leggende metropolitane, teorie del complotto e chi più ne ha più ne metta, ma cosa contiene veramente?

Quella che riportiamo è una delle versioni più attendibili.

Nuclear Football

Così viene chiamata in gergo la valigetta nera di pelle che segue il Presidente in ogni dove, e la parola “nuclear” dovrebbe fare accendere qualche lucina nel cervello. Infatti, all’interno della borsa ci sono documenti top secret contenenti la procedura da seguire per consentire al Presidente di autorizzare un attacco nucleare se distante dalla Situation Room.

La Situation Room è una stanza situata nella West Wing, l’ala Ovest della Casa Bianca, che comprende anche la Stanza Ovale; qui è dove il centro di comando degli Usa si riunisce durante le emergenze che riguardano la sicurezza nazionale. Forse ricorderete le immagini di Obama e del suo Staff durante la cattura e uccisione di Osama Bin Laden nel maggio del 2012.

Fu la prima volta nella storia che una telecamera fu ammessa nella Situation Room.

Tornando alla valigetta, dicevamo che contiene dei documenti relativi a un possibile attacco nucleare da sferrare, e contiene – almeno stando dichiarazioni di Bill Gulley, ex direttore dell’ufficio militare della Casa Bianca (WHMO) – le seguenti cose:

  • 1) un “black book”, un libro nero di 75 pagine sulle possibili ritorsioni derivanti da un attacco nucleare, stampato con un inchiostro nero e rosso;
  • 2) un altro libro nero contenente una lista di siti dove poter condurre il Presidente per garantirne l’incolumità;
  • 3) una cartellina contenente 10 pagine di istruzioni su come far funzionare il sistema di trasmissione di emergenza;
  • 4) una scheda con i codici di autenticazione;
  • 5) la presenza di un antenna che spunta dalla valigetta fa pensare che possa contenere anche delle apparecchiature di comunicazione interna, criptate e sicure.

La valigia è apparsa per la prima volta nel 1962, durante l’amministrazione Kennedy, poco dopo la crisi missilistica cubana. Da allora la borsa deve essere sempre a fianco del Presidente ovunque vada, in auto, aereo, elicottero.

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Il personale incaricato di portare la borsa nera segue un durissimo addestramento militare ed è tenuto a fornire le informazioni essenziali al Presidente in maniera chiara e nel minor tempo possibile. Una bella responsabilità, insomma.

Quando il Presidente è nella sua residenza, la borsa viene tenuta in una stanza sicura della Casa Bianca, chiamata “Ap Reports”.

Speriamo che non debbano mai aprirla anche se, con Trump alla Casa Bianca, ci sentiamo di condividere le parole dell’Onorevole Stefano Dambruoso che, in una recente intervista, così commentava: «speriamo che in futuro il nuovo presidente degli Stati Uniti non confermi tutte le premesse che ha prospettato.»

Che dire, ce lo auguriamo tutti.

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