Adele Gambaro – Espulsa dal M5S

[highlight]La democrazia dal basso con il vertice alto[/highlight]


Il M5S di Beppe Grillo è stato la vera rivoluzione delle scorse elezioni politiche. Quasi il 25% degli elettori ha dato la propria preferenza al movimento penta-stellato, per ragioni diverse. C’è chi ha voluto esprimere un voto di protesta nei confronti di una vecchia politica, lontana dalla realtà e spesso collusa con la malavita organizzata. C’è chi ha creduto nei temi da sempre al centro dell’azione politica dei seguaci del famoso comico e blogger genovese. C’è anche chi si è lasciato trasportare dagli eventi, convinto che votando M5S avrebbe dimostrato di essere diverso. Ogni volto è utile e va rispettato, ma quando si decide di rappresentare una massa di persone, che siano quattro gatti o nove milioni di persone, bisogna cercare di essere degni del sostegno ricevuto. L’azione politica del Movimento, invece, si è contraddistinta, fino ad ora, per due parole chiave: “No” e “Vaffanculo”. Questi sono i due cardini dell’attività svolta fino a questo momento dagli eletti del movimento. “No” a qualunque alleanza, anche alla presenza d’idee e valori comuni. “Vaffanculo” a tutti quelli che osano criticare Grillo e Casaleggio (anche se candidati dal M5S alla Presidenza della Repubblica), e che si permettono di pensarla diversamente. Qualche mese fa in un’intervista rilasciata a Linkiesta, il leader del Piratenpartei (Partito Pirata Tedesco), punto di riferimento del M5S, ha consigliato a Beppe Grillo di smetterla di gestire il movimento come un Fans Club, e lasciare emergere gli esponenti operanti sul territorio. Un’analisi di una lucidità estrema, che nelle ultime ore risultata quanto mai azzeccata. Le elezioni amministrative, infatti, hanno fatto registrare un crollo vertiginoso del consenso del M5S, anche nelle realtà nelle quali alle scorse politiche era stato primo o secondo partito. Dopo le prime dichiarazioni a caldo dei vari candidati, la motivazione della débâcle è stata individuata nella cattiva informazione dei media tradizionali, quegli stessi media che loro rifiutano di utilizzare.
Dopo i ballottaggi, però, dal coro si è levata una voce: Adele Gambaro, senatrice/cittadina del M5S. Alla domanda del cronista di SkyTg24 sulle ragioni della sconfitta, la Gambaro ha associato lo scarso rendimento del suo movimento al modo di comunicare del suo leader, Beppe Grillo. Com’era prevedibile, si è scatenato un putiferio. Dibattiti, critiche, lotte intestine tra “talebani” e “dissidenti”, le due anime del M5S. Chi critica la linea del movimento è pregato di andarsene. La cantilena è sempre la stessa. Così, attraverso una votazione online alla quale hanno partecipato meno di 50mila persone, con una maggioranza del 65,8% è stata deliberata l’espulsione della Gambaro dal movimento.
A risentire le parole espresse dalla senatrice ai microfoni dell’emittente satellitare, infondo, non si può non essere d’accordo. Ha semplicemente espresso un’opinione, frutto di un’analisi molto semplice, anche perché non è necessario essere un politologo di fama mondiale per capire le vere ragioni del deludente risultato alle urne.
Le elezioni politiche e quelle amministrative non sono uguali, lo sanno tutti. Occorre, quindi, adottare strategie diverse, sia in termini di comunicazione sia di organizzazione del partito sul territorio. Partiamo proprio da qui, dal territorio. Nei comuni è importante costruire nel tempo un rapporto di conoscenza e di fiducia con la popolazione, perché sul territorio si dibattono questioni e problematiche precise, dirette, locali. Non si può andare nel comune della provincia lucana e parlare di reddito di cittadinanza e referendum sull’euro, se il problema principale magari è la copertura dei trasporti pubblici oppure i servizi idrici, gli asili piuttosto che la viabilità. Quando ci si presenta “casa per casa” chiedendo il sostegno di una famiglia, bisogna parlare dei problemi che i membri di quel gruppo sociale affrontano quotidianamente nel proprio comune di residenza. Di MPS non gliene frega niente a nessuno, se non hanno un servizio di nettezza urbana efficiente.
A proposito della comunicazione, invece, è doveroso dire che non basta girare in camper e fare un paio di ore di comizio urlando e sbraitando per convincere le persone. Bisogna incontrare quotidianamente i cittadini, i pendolari, i dirigenti scolastici, le associazioni, le mamme, gli anziani, i giovani, senza pretendere che un ottantenne senza servizi sociali si colleghi al blog e segua l’incontro della lista in streaming.
Nei comuni  conviene ascoltare di più, e parlare meno. 


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