Vauro alla Federico II di Napoli: “Bisogna recuperare l’ideologia”

[highlight]Vauro ad una conferenza dell’università Federico II: “La politica deve tornare ad essere strumento di cambiamento”[/highlight]

Giovedì 3 marzo l’Università degli Studi di Napoli Federico II ha ospitato una conferenza intitolata “Propaganda politica o politica di propaganda?” organizzata dal dipartimento di Studi Umanistici e presieduta dai professori di Storia delle dottrine politiche Alessandro Arienzo e Gianfranco Borrelli e dal professore di Estetica Leonardo Di Staso. L’incontro è stato inoltre impreziosito dalla presenza del vignettista ed editore Vauro Senesi che ha detto la sua circa l’attuale situazione politica italiana e mondiale, sottolineando soprattutto l’involuzione della propaganda e colpendo il sistema economico e sociale mondiale con la consueta ironia, andando anche ben al di là dello spazio di una vignetta.

[quote]La politica ormai è soltanto propaganda, non veicola niente. E’ il trucco per nascondere la totale assenza di idee[/quote]

Questo l’esordio di Vauro che ha sfogato le sue frustrazioni nei confronti dell’attuale situazione politica mondiale, parlando di ideologia, utopia, Ucraina, Medio Oriente…

[quote]Siamo anche nell’epoca che ha demonizzato le ideologie, è un assioma: questo tipo di propaganda non ammette, anzi vede come elemento di disturbo forte qualsiasi spirito critico. Uno degli assiomi è appunto la liberazione dalle ideologie, tant’è che dire a qualcuno che è idealista ormai equivale ad un insulto. Io lo so perché vengo insultato spesso in questo modo e ne vado orgoglioso, ne sono molto felice.[/quote]

Il perché è molto semplice:

[quote]Perché l’ideologia è una sistematizzazione di idee, un’organizzazione dinamica di idee che riguardano il mondo sociale, economico, relazionale, il sistema mondiale stesso.[/quote]

Ma il sistema di propaganda vigente tende a procedere per due assiomi principali: la distruzione dell’ideologia, appunto, che per Vauro “bisogna riscoprire” perché…

[quote]L’ideologia è stato lo strumento più immaginifico che l’umanità abbia mai avuto: tramite l’ideologia l’uomo ha immaginato delle società diverse e delle condizioni diverse da quelle in cui stava, o sta vivendo. Da qui nascono le ideologie del Novecento, ma anche la grande idea che la storia non è un elemento predeterminato, non è un elemento statico, ma che la collettività e la dinamicità del pensiero possano intervenire nel suo corso.

… e la distruzione dell’utopia:

[quote]L’utopia non è qualcosa di irrealizzabile, ma un qualcosa che non si è ancora realizzato. E c’è una bella differenza. I critici dell’utopia, infatti, usano spesso utopico come insulto. Ma l’umanità stessa deve essere utopica perché se non è capace di immaginare qualcosa che ancora non esiste non è capace ancora di intraprendere nessun percorso di cambiamento perché non è capace di prefiggersi una meta. Meta che può cambiare in base al percorso e al modo, anzi il modo è importante.[/quote]

Ne consegue una generale “asfissia” con la propaganda che “è fine a se stessa: non serve più tanto a creare il consenso, ma a non creare dissenso, a far sì che non si aggreghino forze sociali che possano mettere in crisi questo sistema”.

Un sistema che è cambiato, dal capitalismo che era a quello che sta perdurando:

[quote] Noi siamo nell’epoca del capitalismo finanziario; non siamo più nell’epoca del capitalismo produttivo che aveva una sua visione della società, funzionale alla produttività di quello stesso capitalismo. Penso al fordismo, […] Ford capisce che lo sfruttamento della manodopera è inefficiente, di fatto produce meno, e crea un sistema in cui l’operaio ha delle concessioni a livello sociale. Il capitalismo finanziario non è il capitalismo di tutti: qualsiasi società per questo tipo di capitalismo è solo un ostacolo[/quote]

L’intervento di Vauro è stato anticipato da quella che lo stesso vignettista ha definito una “lectio magistralis”, tenuta dal professor Gianfranco Borrelli il quale è partito dall’etimo della parola “propaganda”, che risale a Lucrezio e Svetonio passando per Cicerone. Da qui, la lunga e intrigante storia dell’attività propagandistica, che ha mutato il suo carattere nel corso del tempo. Dall’epoca della Controriforma, con la nascente stampa e il Vaticano che si concentravano ovviamente su una propaganda di stampo cristiano, alle attività in epoca contemporanea. Quando la politica non doveva più rispondere alla verità di Cristo, ma a quella terrena costruendo un nuovo soggetto identificato da Hobbes con l’accezione di “homo economicus”.

Fino a giungere alla tormentata storia del Novecento, figlia dell’età moderna e madre del nuovo millennio, fatta di propaganda nazifascista prima e rivoluzionaria poi. Tutte ideologie mosse da elementi differenti, ma accomunate da un elemento comune: l’aspetto biopolitico che mira ad influenzare i soggetti, che si tratti di un pensiero liberale, totalitario o religioso.

La conclusione della conferenza è che ora la politica non esiste più: la stessa propaganda consiste nel far credere che questa sia ancora in vita quando si tratta in realtà di una mera finzione orchestrata da sedicenti politici che, come afferma il professor Di Staso, continuano a rendere sempre più impercettibile il confine tra propaganda e fiction. Ad avvalorare questa tesi, tutta una serie di dati che dimostrano quanto nella Germania nazista – prima della guerra e in pieno conflitto – la popolazione fosse affascinata dal cinema, tanto da vendere milioni di biglietti negli anni Trenta del secolo e addirittura un miliardo circa nel ’43-’44. Ciò che inquieta, però, è che la produzione cinematografica del periodo di Hitler registrava solo il 14% di film di propaganda; il restante 86% dei film era fiction. Partendo da questo spunto, Di Staso lancia un’esca facile sia da cogliere che da sottovalutare: come detto, il confine tra propaganda ed evasione è stato reso man mano sempre più sottile, in maniera quasi impercettibile; siamo davvero sicuri che il cinema nazista sia poi così lontano da quello hollywoodiano o da altre produzioni a noi molto vicine…? Forse è cambiato il messaggio da trasmettere e da far assorbire al pubblico, si sono certamente affinati i mezzi, ma le intenzioni di quanto e in che direzione sono mutate?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto