“Uniti e diversi”: Lino Banfi, Kledi Kadiu e Pio Luigi Pescicelli a Napoli per i diritti dell’infanzia

[highlight]Si celebra al teatro Politeama di Napoli il 25° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza [/highlight]

È attraverso due ore di danze, video, letture e molteplici spunti di riflessione che Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha scelto di festeggiare il 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il 23 novembre scorso, in occasione della Giornata internazionale dell’infanzia, il teatro Politeama di Napoli ha aperto le porte a scuole, associazioni e famiglie provenienti da complicate realtà come quelle di Ponticelli, Scampia e Afragola, nelle quali «il più delle volte i bambini non hanno accesso alla cultura e all’impoverimento materiale si associa il non meno grave impoverimento culturale», ha esordito Spadafora.  L’evento di solidarietà, il cui ricavato andrà a finanziare alcune iniziative promosse da Don Maurizio Patriciello nella Terra dei Fuochi, si è tenuto, non casualmente, in un territorio in cui raramente i giovani hanno l’opportunità di affacciarsi al mondo del divertimento e dello svago culturale.

L’evento

Si apre il sipario e la luce è calata su un gruppo di bambini all’ascolto dell’attore e scrittore Massimo Andrei, che introduce il gala di beneficenza raccontando “Cozzeca nera”, una sua fiaba comica, scritta in una lingua a metà tra l’italiano e il napoletano, ispirata al “cunto” narrato dalle nonne e ricca di temi che inducono alla malinconica riflessione, velata da una sottile ironia, sulle conseguenze dell’inquinamento del territorio partenopeo.

Se è un dovere assicurare un futuro migliore ai bambini di oggi anche dal punto di vista ambientale, è ancor più doveroso garantire un sereno presente a quei ragazzi, il cui futuro si prospetta più incerto perchè oscurato dall’insorgere di malattie. A ricordarlo ci pensa Pio Luigi Piscicelli, noto al pubblico televisivo come Toni, uno dei giovani protagonisti della fiction “Braccialetti rossi”. La serie tv italiana del 2014, diretta da Giacomo Campiotti e la cui seconda stagione andrà in onda a marzo 2015, è basata sulle vicende di sei ragazzi ricoverati in ospedale per cause differenti, ma «tutti accomunati dal bisogno dei bambini malati di vivere anche da bambini», spiega Pio.

Il messaggio di vitalità e ottimismo straordinario che attraversa “Braccialetti rossi” infonde fiducia in coloro affetti da patologie, permette di scorgere, oltre la rabbia e le frustrazion,i il valore della solidarietà umana, la capacità di fare gruppo ed essere uniti nella sofferenza. Toni è il personaggio che dona sempre un sorriso e lo fa anche in questa occasione, invitando il pubblico a salutarlo calorosamente al suono di «watanka!» , il grido di coraggio, simbolo della fiction. Intanto, vengono proiettate le immagini commoventi degli attori di “Braccialetti rossi” intenti a recitare i punti salienti della Carta dei diritti del bambino morente, per non dimenticare di «essere chiamati persona fino alla morte».

Il filo conduttore di ogni momento dello spettacolo è il tema, proposto dal Garante, “uniti e diversi”; a sostegno di esso, viene proposto un video coinvolgente che raccoglie le testimonianze dei giovani presenti al Giffoni Film Festival sul tema dell’unione al di là delle differenze dovute all’etnia, alla classe sociale, al tessuto culturale. Vincenzo Spadafora interviene sull’argomento, sottolineando che

[quote]La diversità è la grande bellezza di questo mondo,  genera energia, confronto, valorizza le unicità ed è una componente imprescindibile nel processo di costruzione dell’identità che caratterizza l’adolescenza[/quote].

La presentazione dello spot del 25° anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza mostra proprio il racconto di un ragazzo in prima persona su come le differenze debbano diventare un patrimonio di tutti, purché siano garantiti i diritti che fanno sì che ogni persona sia unica ma non sola. Una società civile che meriti questo aggettivo deve annullare o attenuare le differenze di opportunità e di accesso ai diritti. L’intento primario di questa campagna consiste nel trasmettere, innanzitutto agli adolescenti alle prese con problemi di omologazione o di emarginazione, la consapevolezza dell’arricchimento derivante dall’ascolto reciproco e dalla capacità di osservare e accogliere le altre unicità, in vista di una società che metta al bando la discriminazione.

Quali parole se non quelle di “nonno Libero”, il nonno d’Italia, potrebbero fare presa più di tutte sui bambini? Ed ecco che l’ospite d’onore, Lino Banfi, prende la parola tra gli applausi del pubblico che diventano ancor più concitati dopo l’ammissione dell’attore:

[quote]Cercavo una scusa per tornare a Napoli[/quote].

L’intervento di Banfi è rivolto a un ulteriore tema riguardante la tutela dei bambini, figli di genitori divorziati, ai quali viene spesso negato il diritto di trascorrere del tempo con i propri nonni.  Banfi sottolinea l’importanza del legame tra nonni e nipoti anche in funzione dei benefici che i più anziani ne possono trarre:

[quote]Bisogna chiedere ai bambini di far diventare bambini gli anziani, fammi diventare garante della terza età![/quote]

scherza, rivolgendosi a Spadafora. In qualità di Ambasciatore Unicef, inoltre, l’attore ricorda commosso le sue missioni in Angola ed Eritrea, presso bambini, con i quali diventa semplice capirsi avvalendosi di «una lingua universale, la lingua dell’amore», nella quale qualsiasi differenza risulta annullata. È molto gradito da Banfi l’originale premio consegnatogli da Spadafora: un pastore raffigurante l’attore stesso in miniatura, prodotto da Ferrigno a San Gregorio Armeno.

Nonno Libero coglie, allora, l’occasione per esternare, ancora una volta, il suo amore per Napoli, recitando, onorato, la scritta incisa su una medaglia d’oro, ricevuta come premio a Porta Capuana molti anni fa:

[quote]Aropp’ a Totò ce staje tu[/quote].

Energiche e incisive le parole che il sindaco di Napoli Luigi De Magistris sceglie di rivolgere direttamente ai bambini:

[quote]Non rinunciate mai alle vostre idee, ai vostri sogni, lottate per la libertà, che è una delle cose più belle. Rispettate l’opinione altrui ma non rinunciate mai alla vostra testa. Alla fine della vita non conta quanto denaro hai accumulato ma quanto hai amato[/quote].

Ricorda fiero, inoltre, De Magistris che Napoli è la città d’Europa con il più alto numero di giovani.

Il balletto di Kledi Kadiu

Il clou dell’evento è il balletto del famoso danzatore albanese Kledi Kadiu e della sua compagnia. Si tratta di un vero e proprio spettacolo nello spettacolo, dal grande valore simbolico conferitogli dalla dura esperienza di migranti che quasi tutti i ballerini stranieri partecipanti hanno vissuto da ragazzini. È ancora una volta il tema della cultura della differenza che si rende protagonista attraverso, stavolta, il linguaggio del corpo.

Apre le danze Kledi, accompagnato da Claudia Vecchi del balletto di Roma; i due si esibiscono in un brano di  contemporary tango, coreografato da Milena Zullo, e ad essere trasmessa è la potenza della danza che contagia, unisce, condivide.

È la volta di un brano di danza contemporanea tutto al maschile, intitolato “Nuk e di”, coreografato da Gentian Doda e ballato dagli albanesi, diplomati in danza a Tirana, Hektor Buddla, Dorian Grori e Rezart Stafa; traspare, dal movimento dei loro corpi, la bellezza della diversità e, nonostante ciò,  l’armonia dell’unione e di una solidarietà che rende uguali,  come spogliati dei propri differenti vestiti.

Coinvolgente nella sua classicità il passo a due “Evol”, ballato da Hektor Buddla e Noemi Arcangeli, (diplomata all’Opera di Roma), con coreografia di Leart Durasku e musica di David Lange.

Intriso di malinconia è, invece, l’assolo di Kledi, che la musica tipicamente albanese e i passi ideati da Doda contribuiscono a rendere un pezzo simbolo delle difficoltà incontrate nella costruzione di un futuro incerto.

La forza dell’amore e della complicità traspare, invece, dal passo a due di Anbeta Toromani e il ballerino napoletano Alessandro Macario su un brano della “Carmen” di Bizet.

Al termine della performance Kledi Kadiu comunica il suo messaggio al pubblico:

[quote]Se tutto il mondo fosse come una compagnia di ballo, allora sarebbe migliore[/quote],

riferendosi allo spirito di gruppo e al legame che la danza istaura tra i ballerini dietro le quinte così come in scena.

L’evento di solidarietà si conclude con la presentazione del video musicale “Rosario”, realizzato con la partecipazione dei rapper partenopei più famosi del momento, tra i quali Clementino e i Sangue mostro, che hanno dato voce, con le loro rime, ai tanti ragazzi che provano a emergere dall’assordante grigiore della periferia. Il singolo rappresenta la sintesi e la narrazione del progetto CUNTO promosso nella periferia orientale di Napoli.

È proprio su Napoli che il Garante Vincenzo Spadafora spende le ultime parole della serata, sostenendo che, seppur con le tante problematiche da risolvere, questa città è stata scelta come simbolo della Giornata dell’infanzia

[quote]per il grande capitale umano che possiede e, dunque, per quello che è, non solo per quello che deve cambiare[/quote].

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