Beppe Grillo e il post antisemita. Se questa è una rivoluzione

[highlight]Prendendo in prestito le parole di “Se questo è un uomo” scritte da Primo Levi , il comico genovese ha pubblicato sul suo blog una poesia nella quale critica tutti, finendo con l’offendere la memoria di milioni di ebrei morti durante la seconda guerra mondiale[/highlight]

Partiamo da un presupposto: la satira va sempre supportata (e sopportata), ma a tutto c’è un limite. Paragonare l’orrore dell’Olocausto alla situazione italiana non è solo un’offesa alle vittime di quell’atroce genocidio, ma all’intelligenza dei cittadini.

Saremo anche servi, come dice Beppe Grillo, spesso silenti, pronti a lamentarci di tutto e tutti con gli amici al bar ma mai in prima linea quando c’è bisogno di fare la rivoluzione, di fare la storia, ma non siamo stupidi.
Il post pubblicato ieri sul suo blog da Beppe Grillo ha irritato, com’era prevedibile, tutti, compresa la Comunità Ebraica che, giustamente, non accetta che venga fatta ironia sulla shoah.

Non è la prima volta che il leader carismatico del M5S accende la miccia della polemica, d’altronde è il suo mestiere, ma non si può fingere che sia tutto normale. Non si può far passare il suo testo, liberamente ispirato alla poesia “Se questo è un uomo” di Primo Levi – come si legge in coda al post – come un esercizio di stile di un comico che si è trasformato in capo popolo.
Nei suoi lunghi e sbraitanti comizi, in tv o nelle piazze, Beppe Grillo fa spesso menzione alla qualità numero uno che dovrebbe avere un politico: l’onestà intellettuale. A questo punto viene spontaneo chiedersi dove sia la sua di onestà, e nascondersi dietro alla scusa del “sono un comico, non un politico” ormai non fa più presa su nessuno.
Non è così; Grillo, tu sei il leader politico del secondo partito d’Italia, portatore (sano?) delle istanze e, spesso, delle speranze, di circa nove milioni di elettori, che non possono accettare di essere rappresentati da un uomo che modifica con photoshop l’immagine del cancello d’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, trasformando la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) con “P2 macht frei”, con riferimento alla loggia massonica che, secondo il re dei complotti, manovra il nostro Paese.
Se l’Italia non fosse un Paese libero, buffoni come Grillo non potrebbero mai permettersi di scrivere, ma nemmeno pensare, cose del genere, figuriamoci metterle in rete.
Il nostro Paese ha tanti difetti, e la classe politica, della quale ormai fanno parte anche i suoi fan, è spesso indegna e indecorosa, ma la libertà che i nostri nonni hanno conquistato versando sangue per combattere i regimi nazifascisti non si può lavare via con dei giochi di parole.
La critica è sacra in un Paese democratico, ma chi dice idiozie deve essere considerato per quello che è: un idiota.
Un’ultima cosa: dire che le parole sono state fraintese è qualcosa di già sentito.

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