Animali a rischio: il commercio che distrugge le biodiversità

[highlight]Pronta una risoluzione europea per fermare il commercio illegale di animali[/highlight]

Manca poco al voto del Parlamento Europeo sulla proposta di legge del partito della sinistra olandese Fryske Nasjonale Partij, che chiede maggiore severità riguardo alle normative sul traffico illegale di animali selvatici in Europa, per salvaguardare così biodiversità  e specie in via d’estinzione.

I profitti del traffico di animali raggiungono i 19 miliardi di dollari l’anno, secondo i rapporti presentati dal TRAFFIC (Trade Records Analysis of Flora and Fauna in Commerce), dispositivo internazionale che collabora con WWF e IUCN (l’Unione Mondiale per la Conservazione) dal 1976, data della sua istituzione, monitorando il commercio internazionale di animali e piante selvatiche e sensibilizzando le persone sugli effetti devastanti che possono derivare dall’annientamento delle biodiversità attraverso il commercio illegale delle specie di flora e fauna.

Questa illecita fonte di guadagno, però, non solo danneggia l’ecosistema, minacciando animali che rischiano così l’estinzione, ma rafforza anche la criminalità organizzata, che da questo giro d’affari da miliardi di dollari ottiene la liquidità necessaria per finanziare l’acquisto di armi e fomentare guerriglie locali.

Non si tratta dunque unicamente di un problema ambientale, come sostengono spesso le autorità governative dei singoli Paesi coinvolti, spesso sfiduciate e incapaci di gestire una situazione che non si può definire di sola competenza locale: il contrabbando di specie a rischio è un crimine internazionale, volto a svilire l’economia locale di Paesi in via di sviluppo e a ridurne le risorse e le bellezze naturali.

A rischiare l’estinzione sono specie come elefanti e rinoceronti, soprattutto in Africa, ma anche le tigri, delle quali è in atto il commercio delle ossa.

L’Europa è ancora oggi una linea di congiunzione tra Africa e Asia, e come tale ha il dovere morale, oltre che l’obbligo internazionale, di controllare i commerci ed interdire i traffici illeciti, promuovendo inoltre campagne mirate in Paesi come Thailandia, Cina e Vietnam, in cui il commercio di avorio è forte.

È questo l’obiettivo della risoluzione che verrà votata dal Parlamento europeo il prossimo 15 gennaio: rafforzare la normativa vigente in Europa, chiedendo un maggiore impegno per migliorare i controlli e aumentare pene e sanzioni nei confronti dei trafficanti. Sia a livello comunitario che nazionale, in ogni singolo Stato dell’Unione Europea ci sarà una maggiore cooperazione tra polizia locale e dogana per ridurre drasticamente le illegalità ed impedirne l’entrata e il commercio in Europa.

Si attende dunque mercoledì il voto del Parlamento, chiedendosi comunque se questa risoluzione basti a fermare un’azione criminale che provoca ingenti danni ambientali ed economici.

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