“Pomigliano d’Arco non deve morire”, Don Patriciello e Di Maio per la Terra dei Fuochi

[highlight]Il sacerdote anticamorra e il vicepresidente della Camera a Pomigliano, per continuare la battaglia sulla Terra dei Fuochi[/highlight]


Pomigliano d’Arco non deve morire. Questo il titolo, e il messaggio, giunto con forza dal convegno svoltosi l’altra sera presso la Rettoria della Chiesa di Maria SS. del Carmine nel comune partenopeo, che ha affrontato nuovamente il tema, drammatico, della Terra dei Fuochi.

Si è discusso dei problemi e delle conseguenze degli scellerati sversamenti e dei roghi di rifiuti tossici nelle campagne campane e della relazione tra rifiuti e aumento della malattie tumorali in Campania e, più in generale, in Italia. Hanno preso parte al convegno don Peppino Gambardella, parroco della Parrocchia di San Felice in Pincis a Pomigliano, e don Maurizio Patriciello, parroco della Parrocchia di San Paolo Apostolo a Caivano, da mesi in prima linea nella battaglia contro i roghi tossici.

Don Maurizio ha ricordato l’importanza di informare e sensibilizzare tutti i cittadini, coinvolgendo le forze dell’ordine, le istituzioni locali e nazionali, perché si possa garantire ad una madre di famiglia di fare la spesa con serenità e con la consapevolezza che non stia comprando frutta e verdura che avvelenino i suoi figli. Il sacerdote ha poi elencato tre priorità: in primis, occorre conoscere quali siano i siti contaminati e quali no, per riconvertire i primi con colture no food (come ad esempio fiori, aree boschive, canapa) e valorizzare i prodotti dei campi sani, incentivandone l’acquisto e mostrando al consumatore la filiera del prodotto. Occorre anche analizzare le falde acquifere e le acque de pozzi con cui i campi agricoli vengono irrigati e, infine, controllare la provenienza e il traffico dei camion che gestiscono lo smaltimento illecito dei rifiuti, con l’istituzione di un sistema di videosorveglianza del territorio.

Don Patriciello ha chiuso il suo intervento rammaricandosi della notizia del possibile trasferimento di Sergio Costa, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato sulla crisi ambientale della Provincia di Napoli:

[quote]È una notizia che mi procura molta tristezza, perché Sergio Costa insieme a noi ha fatto tanto e potrebbe fare ancora tanto per la nostra terra. Invece ce lo portano via.[/quote]

La voce del possibile trasferimento, per ora non confermata né smentita, circola sul web e su Facebook: in molti attendono una smentita del Ministro per le Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, o almeno l’invito accorato da parte del Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, affinché il Generale Costa resti in Campania e continui a dare il suo prezioso contributo nel ritrovamento di materiali tossici interrati e nel sequestro di discariche abusive.

Al convegno è intervenuto anche il Vicepresidente della Camera dei Deputati, Luigi Di Maio, primo firmatario della Mozione sulla Terra dei Fuochi presentata in Parlamento, della quale sono stati approvati alcuni punti qualche giorno fa, dopo la discussione in aula. Dove, ha ricordato il vicepresidente, erano assenti il Ministro dell’Ambiente Orlando e con lui altri Ministri campani. Di Maio ha denunciato il silenzio scellerato di vent’anni di omertà e complicità, ricordando che la sua mozione è stata preparata in soli quattro mesi. Qualcosa, dunque, poteva e doveva esser fatto molto tempo prima da chi sapeva e non ha agito. Oggi con la desecretazione dei verbali del pentito Carmine Schiavone nel 1997 sui rifiuti tossici in Campania si chiede giustizia, trasparenza e interventi concreti. L’auspicio del Vicepresidente della Camera dei Deputati è quello di ridare un futuro agli abitanti della Terra dei Fuochi.

Al termine dell’incontro, Di Maio ha aderito anche alla raccolta firme promossa da “Ultimi. Associazione per la legalità” di don Aniello Manganiello, che in queste settimane sta raggiungendo tutte le piazze dell’agro-nolano per chiedere la mappatura dei siti contaminati, le analisi dei pozzi, le cui acque sono utilizzate per irrigare i campi; un’indagine epidemiologica della popolazione; la sostituzione delle colture food dei terreni inquinati con piantagioni no-food per un tempo non inferiore ai venti anni; il monitoraggio eseguito dall’esercito sui siti coinvolti negli sversamenti di rifiuti tossici; l’inserimento del reato ambientale nel codice penale ed il conseguente inasprimento delle misure carcerarie e delle pene pecuniarie; il reperimento delle risorse attraverso i beni confiscati alla camorra e i proventi delle multe di chi si rende responsabile di crimini ambientali.

La sala gremita, l’accoglienza positiva e l’adesione condivisa anche alla raccolta firme di “Ultimi”, lasciano pensare che a Pomigliano c’è tanta voglia di riscatto e concretezza.
Prerogativa imprescindibile è ridare dignità alla Campania Felix e futuro ai figli della Terra dei Fuochi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto