Greenpeace: ice-climbing sullo Shard di Londra

[highlight]E tu cosa faresti per salvare l’Artico?[/highlight]


Greenpeace, l’organizzazione non violenta che da 40 anni si impegna per la tutela ambientale, compiendo azioni dirette per denunciare i problemi dell’ecologia e promuovere soluzioni per un futuro più “green”, punta ancora una volta sulla creatività e sullo shock mediatico per portare avanti una sua campagna, “Arctic“, grazie ad azioni dal forte impatto comunicativo.

Proprio in queste ore, infatti, sei attiviste-climber dell’organizzazione stanno scalando l’edificio più alto d’Europa: lo Shard di Londra. Cosa c’entra la scalata di un edificio con la campagna Arctic? Semplice:  lo Shard è stato disegnato dall’architetto Renzo Piano a forma di una lama di ghiaccio e, inoltre, è situato in corrispondenza delle tre sedi Shell di Londra. Ed è proprio la multinazionale del petrolio a minacciare l’Artico: la compagnia, infatti, ha in mente di stipulare degli accordi per iniziare la caccia all’oro nero nella Russia Artica.

A un anno dalla partenza di questa campagna ambientalista, che aveva portato al fermo delle trivellazioni in Alaska nel 2012, Greenpeace ne apre ora la seconda fase, urlando dal tetto dell’edificio più alto di Londra che il futuro dell’Artico è in pericolo e che a minacciarlo sono proprio le stesse aziende che ne hanno in parte causato lo scioglimento, attraverso l’utilizzo di energia derivante da combustibili fossili.

Se infatti, come rivela l’organizzazione, nei piani di queste multinazionali ci sarebbe la possibilità di ottenere dalle trivellazioni nell’Artico un potenziale di 90 miliardi di barili di petrolio, lo scotto pagato dall’ecosistema sarebbe invece enorme e ingiustificato.

Il tutto equivarrebbe in realtà a soli 3 anni di consumi di petrolio per il pianeta, ma comporterebbe il rischio di ingenti perdite di petrolio nelle acque artiche, nel caso di una fuoriuscita, e peggioramento dei cambiamenti climatici, che sarebbero accelerati da un progressivo scioglimento dei ghiacci artici attraverso gli impianti idraulici utilizzati per le trivellazioni.

Ecco quindi perché Greenpeace torna a fare la voce grossa sull’argomento Artico, chiedendo con una petizione che venga tutelato l’habitat di orsi polari, narvali, trichechi e altre specie, con la creazione di un Santuario globale al Polo Nord, e che venga istituito un divieto di procedere con le trivellazioni petrolifere.

Lo scioglimento dei ghiacciai è un argomento di importanza globale, sul quale non si può restar fermi e tacere. Ed è questo che le sei attiviste stanno facendo oggi: scalare una “lama di ghiaccio” per urlare al mondo che l’Artico è in pericolo non è un folle gesto di eroismo mediatico, ma un’azione che resterà nella storia dell’organizzazione e negli occhi di chi l’ha potuta osservare in diretta e ne farà testimonianza.

Nella speranza di smuovere le corde dei piccoli uomini al di sotto del palazzo di ghiaccio.


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